Dopo tante “proteste” alla fine il mondo del calcio femminile è stato ascoltato: il professionismo è realtà. Dalla prossima stagione, infatti, tutte le squadre di Serie A passeranno al professionismo. Un grande passo in avanti per le calciatrici che fino alla fine di questa stagione erano ancora paragonate ai dilettanti ma le società saranno pronte per il grande passo?
Calcio femminile, l’avvento del professionismo in Serie A
Era una “riforma” voluta da tutte le calciatrici che giocano in Italia. Finalmente, alla fine del mese di Maggio è arrivato l’accordo definitivo da parte della FIGC: il calcio femminile passa al professionismo. Grazie alla modifica dei regolamenti che fino a quel momento vedevano le calciatrici equiparate a “semplici dilettanti”, ora tutte le calciatrici di Serie A Femminile dovranno avere contratti da professioniste. Grande soddisfazione arriva dal presidente della FIGC Gravina:
“Il processo per il calcio femminile è definitivo, finalmente ci sono le norme che disciplinano l’attività e l’esercizio del professionismo del calcio femminile, è una giornata importante, dal 1° luglio inizia il percorso. Oggi siamo la prima federazione in Italia ad avviare ed attuare questo importante percorso“.
Cosa vuol dire passare al professionismo?
Un processo iniziato diversi anni fa che troverà compimento dal mese di luglio quando i contratti da “dilettanti” delle calciatrici di Serie A troveranno la loro naturale scadenza. Quello che cambierà, infatti, vedrà “protagonisti” due soggetti:
- Calciatrici
- Squadre
Nuovi contratti
La “prima cosa da fare” dopo il passaggio normativo al professionismo sarà quello di definire un contratto collettivo. L’Assocalciatori e la federazione italiana hanno fissato come salario minimo una quota pari a 26 mila euro lordi all’anno. Insomma, parliamo delle cifre attualmente usate per i calciatori della la Serie C maschile che in linea regolamentare sono i “professionisti” che competono nel livello più basso.
Grande differenza presente nella “vita da dilettanti” è quella della mancanza di contributi previdenziali, pensione e tutele mediche per infortuni e maternità. Le calciatrici potevano, quindi, guadagnare con un rimborso forfettario annuale diviso in 10 mensilità un importo massimo di 30.658 euro all’anno insieme ad ulteriori bonus o rimborsi spese.
Cosa cambia per le squadre?
In Serie A ci sono 10 squadre che nascono dai club maschili, le altre due Napoli e Pomigliano, sono società dilettantistiche. Dal 1 luglio devono adeguare la loro forma societaria e diventare società di capitali. Per iscriversi al campionato di Serie A femminile si dovrà versare una fideiussione di 80 mila euro e avere uno stadio da almeno 500 posti, ma gli impianti sono quasi tutti adeguati. Dalla Serie B in giù resta il dilettantismo.
Le 12 squadre di Serie A incassano “a testa” circa 242 mila euro da:
- Contributi pubblici
- Federcalcio
- Diritti tv
- Sponsorizzazioni.
Una squadra costa circa un milione di euro di gestione, costi che vanno ad aumentare. Dal governo un contributo di 3 milioni per 3 anni.