Vuoto cosmico? Non esattamente. Il nostro Universo contiene piccolissime particelle di materia, che insieme ai gas occupano lo spazio tra le stelle all’interno delle galassie.
Si tratta delle polveri interstellari, conosciute dagli astronomi fin dagli inizi del Novecento.
Negli ultimi anni molto è stato scoperto su questi minuscoli inquilini del cielo, che hanno un aspetto simile alla fuliggine o alla sabbia e formano vere e proprie nubi galattiche.
Nonostante le loro piccole dimensioni, queste polveri hanno un ruolo fondamentale nella formazione stellare e nell’evoluzione delle galassie.
Ciò che però ancora non si sa con certezza è l’origine delle particelle interstellari, così come la loro esatta quantità nell’Universo.
Ora un gruppo internazionale di scienziati ha dato un importante contributo per risolvere almeno parte del secondo mistero: ilnumero di particelle contenute in una precisa porzione di spazio, la Nube Interstellare Locale.
È questa è la nuvola di polveri estesa per circa 30 anni lucein cui attualmente si sta muovendo il nostro Sistema solare, e i ricercatori l’hanno analizzata grazie a una vera e propria miniera d’oro di dati: quelli raccolti dalla sonda Cassini in 10 anni di attività.
Lo studio, appena pubblicato su Science, analizza proprio la composizione dei granelli interstellari nel loro passaggio attraverso il Sistema solare, gettando una nuova luce sull’origine e la composizione di questa importante componente cosmica.
Coordinato da Nicolas Altobelli dell’ESA, il team di ricerca ha utilizzato in particolare i dati provenienti dal Cosmic Dust Analyser (CDA), uno strumento altamente tecnologico a bordo di Cassini.
Durante la sua intensa attività attorno a Saturno, la navicellaNASA, ESA e ASI ha osservato il grande pianeta ad anelli allinearsi qualche volta in posizione favorevole per poter rilevare la presenza di polvere nella Nube Interstellare Locale.
Le analisi portate aventi da Altobelli e colleghi hanno scovato un totale di 36 granelli di polvere interstellare: un numero che, se anche può non sembrare molto alto, è più di cinque volte superiore rispetto alle misure precedenti.
È dunque possibile che le particelle tra le stelle nel nostro Universo siano più di quel che si pensasse: elemento essenziale da considerare nello studio della formazione dei sistemi planetari.
Il team di ricerca ha anche analizzato la distribuzione di massa e la composizione delle 36 preziose particelle, formate soprattutto da magnesio, calcio, ferro, silicio e ossigeno.
Questi risultati potrebbero aiutare gli astronomi a comprendere meglio l’origine e l’evoluzione delle polveri interstellari, nonché il loro ruolo nel ciclo cosmico della materia.