Il Consiglio Europeo ha prorogato fino al 31 ottobre 2019 le misure restrittive dell’UE nei confronti del Burundi. Tali misure consistono nel divieto di viaggio e nel congelamento dei beni nei confronti di quattro persone le cui attività sono state ritenute tali da compromettere la democrazia o ostacolare la ricerca di una soluzione politica alla crisi in Burundi. Le attività in questione comprendono atti di violenza, repressione o incitamento alla violenza e atti che costituiscono gravi violazioni dei diritti umani.
Il Consiglio ha ritenuto che l’assenza di progressi nella situazione delle quattro persone oggetto di misure restrittive giustifichi la proroga delle sanzioni.
I diritti umani in Burundi
L’UE resta profondamente preoccupata per la situazione dei diritti umani in Burundi, che compromette qualunque iniziativa di riconciliazione, pace e giustizia. Rileva in particolare il persistere di esecuzioni extragiudiziali e arresti arbitrari. Sin dall’inizio della crisi in Burundi, l’UE ha affermato che solo il dialogo volto al consenso, nel rispetto dell’accordo di Arusha del 2000 per la pace e la riconciliazione e della costituzione del Burundi, consentirà di trovare una soluzione politica sostenibile nell’interesse della sicurezza e della democrazia per tutti i burundesi.
I nomi delle persone in questione e i motivi del loro inserimento nell’elenco figurano nell’allegato della decisione del 1º ottobre 2015 pubblicata nella Gazzetta ufficiale. Gli atti giuridici odierni sono stati adottati mediante procedura scritta.