Non solo nelle banlieues francesi ma bande di ragazzine tra i tredici ai sedici anni si aggirano purtroppo anche nelle Nostre città. Un fenomeno tutto nuovo ed in crescita quello delle baby gang femminili che pare stia prendendo piede anche in Italia.
Bullismo al femminile: questione culturale?
È rilevabile, purtroppo, un progressivo cambiamento nella società ed in particolare tra i giovani. Se prima il cosiddetto bullismo era appannaggio quasi esclusivo dei ragazzi mentre le ragazze si dimostravano più inclini ad andare a suola, allo studio e comunque ad evitare la via della delinquenza, oggi pare sia avvenuta una certa omologazione nei comportamenti negativi che si sta diffondendo a macchia d’olio specie nelle grandi città ma si evidenziano degli episodi anche nei piccoli centri.
Una sorta di emulazione degli atteggiamenti dei ragazzi da parte delle ragazze che appare, almeno a detta di autorevoli sociologi, una sorta di reazione per sfuggire alle periferie in cui erano cresciute e soprattutto alla cultura familiare e maschile che molto spesso le opprime.
Bullismo al femminile: importanti scuola e famiglia
La natura del problema non va affrontato sotto un perimetro strettamente “culturale” entro il quale alcune scuole sociologiche vorrebbero ridurlo, ma soprattutto sotto quello educativo. Sono i luoghi di ritrovo, le famiglie e la scuola che devono dare il contributo decisivo per bloccare tali fenomeni.
Ma è soprattutto la scuola che potrebbe essere la carta decisiva dove realizzare campagne permanenti di sensibilizzazione per favorire la socializzazione e valorizzare dei rispettivi ruoli di uomo e donna. Si avviino, dunque, laboratori e progetti scolastici prima che le cronache quotidiane riportino ulteriori episodi di bullismo al femminile che al momento appaiono ancora non di grande rilevanza.