Il buddismo cinese rappresenta l’integrazione tra gli insegnamenti buddisti provenienti dall’India e le tradizioni cinesi. Nato nel Nord dell’India, nell’attuale stato dell’Uttar Pradesh, circa 2500 anni fa, la religione buddista arrivò in Cina nel I secolo d.C. Il buddismo ha avuto un grande impatto sulla cultura, l’arte, la filosofia e la religione di molte nazioni in Asia e nel mondo, ed è ancora oggi una fonte di ispirazione e di ricerca interiore per molte persone.
Cos’è il buddismo?
Il buddismo è una religione e una filosofia che ha avuto origine in India circa 2500 anni fa. Fondato dall’asceta itinerante indiano Siddhārtha Gautama, meglio noto come Gautama Buddha, si diffuse rapidamente in Asia e si sviluppò in diverse tradizioni e scuole, con un gran numero di praticanti in tutto il mondo.
Lo scopo principale del buddismo è la comprensione della natura della vita e la liberazione dalla sofferenza, attraverso la pratica di tecniche di meditazione e di una serie di insegnamenti etici e spirituali. L’idea centrale della religione buddista è che la sofferenza è una condizione universale dell’esistenza umana, causata dall’attaccamento ai desideri e alle aspettative e dalla ricerca del piacere e dell’evitamento del dolore.
I buddisti non credono in un Dio creatore o in un’entità divina che governa l’universo, ma piuttosto in un sistema di cause ed effetti che influenza ogni aspetto della vita. Da qui nasce l’idea della non violenza e della compassione verso ogni essere vivente, e l’incoraggiamento a discernere la saggezza, la compassione e la virtù come strumenti per migliorare se stessi e il mondo intorno a loro.
Quali sono le otto regole del buddismo cinese?
Il Buddha nacque in una famiglia aristocratica e trascorse i primi anni della sua vita circondato da lusso e comfort. A 29 anni, però, lasciò la sua vita di agi e iniziò a vagare per il mondo in cerca di risposte alle grandi domande esistenziali sulla sofferenza, la vita e la morte.
Dopo sei anni di ricerca e pratica spirituale, Siddhartha raggiunse l’illuminazione sotto l’albero della Bodhi e diventò il Buddha, ovvero il “risvegliato”. A partire da quel momento, cominciò a diffondere i suoi insegnamenti, noti come il Dharma, in tutta l’India.
Tra gli insegnamenti del Buddha ci sono le Quattro Nobili Verità e l’Ottuplice del Sentiero, che rappresentano un cammino spirituale verso la comprensione della verità della vita e la liberazione dalla sofferenza.
Le Quattro Nobili Verità sono:
- La verità della sofferenza (Dukkha): La sofferenza è una condizione universale dell’esistenza, caratterizzata da insoddisfazione, dolore, malattia, vecchiaia, morte, e da una serie di altri tipi di frustrazioni e disagi.
- La verità dell’origine della sofferenza (Samudaya): La sofferenza ha una causa, che è l’attaccamento ai desideri e alle aspettative, e la ricerca del piacere e dell’evitamento del dolore.
- La verità della cessazione della sofferenza (Nirodha): La sofferenza può essere superata, liberandosi dall’attaccamento ai desideri e alle aspettative e raggiungendo uno stato di pace e di equilibrio interiore.
- La verità del sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza (Magga): Il percorso verso la cessazione della sofferenza è rappresentato dall’Ottuplice Sentiero.
Le regole dell’Ottuplice Sentiero sono:
- La retta comprensione: comprendere la realtà in modo corretto e vedere le cose come realmente sono.
- La retta intenzione: avere un’etica positiva e motivazioni pure per le proprie azioni.
- La retta parola: evitare di mentire, di parlare male degli altri e di usare parole offensive.
- La retta azione: comportarsi in modo corretto e rispettare gli altri.
- La retta vita: evitare di fare del male agli esseri viventi e di distruggere la vita.
- Lo sforzo corretto: impegnarsi costantemente per migliorare se stessi e gli altri.
- La consapevolezza corretta: essere consapevoli di sé stessi, degli altri e del mondo circostante.
- La concentrazione corretta: meditare per raggiungere la pace interiore e la comprensione profonda della realtà.
Quando il buddismo è arrivato in Cina?
Il buddismo è arrivato in Cina nel I secolo d.C., durante la dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.). Il primo contatto con il buddismo avvenne attraverso la via della seta, una rete di rotte commerciali che collegava la Cina con l’Asia centrale e l’India.
Venne inizialmente accolto con scetticismo dalla classe dirigente cinese, ma in seguito trovò un certo successo tra i ceti più bassi della società, grazie alla sua dottrina della salvezza individuale e alla pratica della meditazione. La diffusione del buddismo in Cina fu lenta e graduale, e il buddismo dovette confrontarsi con le tradizioni religiose e filosofiche cinesi già esistenti, come il confucianesimo, il taoismo e il legismo.
Durante la dinastia Tang (618-907 dC), il buddismo raggiunse il suo massimo splendore in Cina, con la costruzione di numerosi templi e monasteri e lo sviluppo di una ricca tradizione filosofica e artistica. Tuttavia subì anche molte critiche e opposizioni da parte di filosofi confuciani e taoisti, che lo consideravano una dottrina straniera e potenzialmente pericolosa per l’ordine sociale.
Nonostante le difficoltà e le controversie, il buddismo si radicò profondamente in Cina e continuò a influenzare la cultura, la filosofia e la spiritualità del paese per molti secoli a venire.
In copertina foto di David Mark da Pixabay