Anche i buchi neri supermassicci posso ingozzarsi a causa della loro estrema voracità gravitazionale, che li porta, come gigantesche aspirapolveri cosmiche, a ingoiare tutto ciò che capiti loro a tiro. Un improvviso afflusso di detriti stellaririschia di soffocare uno di questi mostri dell’Universo. Siamo al centro di una galassia distante circa 300 milioni di anni luce dalla Terra.
A scoprire questo pasto indigesto, un team di scienziati USA coordinati dal MIT Kavli Institute for Astrophysics and Space Research. Lo studio è stato appena pubblicato su TheAstrophysical Journal Letters.
Il buco nero supermassiccio è stato individuato per la prima volta nel 2014 da una rete di telescopi denominata ASASSN (All Sky Automated Survey for SuperNovae). Da allora diversi telescopi, come il satellite Swift della NASA, lo hanno tenuto d’occhio, per studiare come si accresce ed evolve.
È stata, così, raccolta una gran mole di dati. Grazie ai quali adesso gli scienziati USA, studiando lo spettro di energia emessa dal buco nero, hanno notato alcune fluttuazioni. Come degli echi, nelle bande ottica e ultravioletta. E, dopo 32 giorni, anche in quella ai raggi X.
Grazie al confronto dei dati con alcune simulazioni, gli esperti hanno, quindi, capito che questi echi sono dovuti a collisioni tra gli stessi detriti stellari, che si verificano nel perimetro più esterno del mostro cosmico intento a inghiottire la stella.
“In pratica, questo buco per lungo tempo non ha avuto molto di cui ‘nutrirsi’. Poi, improvvisamente – spiega Dheeraj Pasham, primo firmatario dello studio -, arriva una stella sfortunata, piena di materia. Il risultato è che il buco nero è come soffocato da questo improvviso rifornimento di detriti stellari”.
Quasi tutte le galassie più grandi, fanno notare gli autori, ospitano al centro buchi neri supermassicci. “Conoscere bene quello che accade al buco nero – conclude Pasham – ci permetterà di capire meglio come questo oggetto cosmico si evolve parallelamente alla galassia nella quale si trova”.