Bruce Willis e l’afasia è un titolo da B-movie d’altri tempi, riconosciamolo. Il fatto stesso che la famiglia dell’attore americano abbia sentito il bisogno di comunicare simultaneamente il ritiro dalle scene e la malattia la dice lunga.
Siamo arrivati al paradosso che una persona per evitare che si vada a scavare indecentemente nella sua vita privata sceglie scientemente di metterla in piazza. No, non “è la stampa bellezza”, non ci sono direttori coraggiosi e gangster. E’ la stessa informazione che si è distorta al punto da tale assumere le sembianze di killer.
Davanti alla possibilità molto concreta di avere paparazzi e tabloid davanti casa vita natural durante l’attore decide di agire di contropiede e pensava che dando in pasto la notizia le fiere si sarebbero chetate e avrebbero alzato bandiera bianca. Purtroppo non è così.
Cannibali necrofili deamicisiani e astuti
“Cannibali necrofili deamicisiani e astuti e si direbbe proprio compiaciuti”. Era il 1980 e Gaber così definiva certo modo di fare informazione fotografando in maniera icastica la degenerazione che stavamo subendo con l’imposizione di un modo di fare informazione tutto a stelle e strisce che ci avrebbe condotto sulla strada ignobile dell’infotainment odierno.
Spettacolarizzare ogni notizia, spettacolarizzare quelle che meglio si prestano a colpire l’immaginario collettivo. Quelle che parlano alla pancia delle persone. Proporle con sapiente crudeltà e sadismo, senza mai tenere conto del fatto che comunque l’oggetto di quelle notizie sono delle persone.
Ecco il credo di quel modo di fare informazione: passare su tutti e su tutto pur di fare il proprio show.
Non siamo gli U.S.A
Noi, però, non siamo gli U.S.A – grazie a Dio-, il problema è che siamo diventati la loro brutta copia, ma brutta brutta. Non abbiamo il culto della privacy che permea il mondo di estrazione anglosassone e non conosciamo il diritto di common law che è pensato in maniera diametralmente opposto al nostro per tutelarsi.
Noi non siamo permeati dell’etica protestante, quell’etica che porta a considerare la bugia come una delle infamie più grosse di cui l’uomo si possa macchiare. Non siamo forniti di tutto il sostrato culturale che permea la società americana, eppure li abbiamo voluti scimmiottare in tutto e per tutto.
Fin dai tempi del povero Alfredino, cascato maledettamente in quel budello del terreno, tutto è cambiato. Il dolore è divenuto il must di certa “informazione” che condisce ogni servizio. La pandemia prima e la guerra ora sono state e vengono ogni momento cannibalizzate e mostrate in tutti i loro risvolti, anche quelli che per umanità non andrebbero mostrati.
Censura o deontologia?
Per carità! No, non la pensate nemmeno quella orribile parolina. Deontologia si. Per favore, recuperiamola ed insegniamo il significato profondo di questo termine alle nuove generazioni. Le generazioni di giornalisti attuali sono talmente assuefatte a questo status quo che ormai non distinguono più.
Il cordone ombelicale, putrido, che unisce alcuni esponenti delle istituzioni giudiziarie e alcuni operatori dell’informazione, ad esempio, è vergognoso! Quel cordone ombelicale che porta a creare mostri da sbattere in prima pagina, meglio se famosi o influenti o perché no non italiani, è la più palese esemplificazione di quanto questa informazione screditi tutti, soprattutto chi la fa.
Condire ogni notizia di cronaca nera dell’identità e della nazionalità di chi presuntivamente commette azioni di reato è un’azione indegna di un Paese minimamente civile che vuole solo creare cluster di novelli Frankenstein da dare in pasto all’opinione pubblica famelica di scandaletti che si nutre di odio indotto.
Salvate Bruce, salviamo Bruce
Un minimo di decoro e un minimo di professionalità, è tanto chiedere? Evitare di andare a scavare gole profonde per farsi raccontare il disagio dell’attore sul set nel maneggiare armi o semplicemente smarrito nel non ricordare la battuta del momento.
Evitare di proporre questo teatrino è possibile? Rispettare il dolore di un uomo e della sua famiglia no? Un uomo che ad un’età non certo fra le più avanzate deve fare i conti con una patologia che dovrà vivere sulla sua pelle in maniera dolorosa senza che altri “cannibali” stiano li con il fiato sul collo per raccontare tutti i suoi momenti di défaillance?
Come dicevamo? Che la pandemia ci avrebbe reso migliori? Dimostriamolo, nelle piccole e nelle grandi cose.