[Festa della vendemmia, 1827, Tret’jakovskajaGalereja, Mosca]
La fama del “grande Karl” è legata innanzitutto al dipinto “Gli ultimi giorni di Pompei” realizzato tra il 1827 e il 1833, tuttavia, per interpretare al meglio il pensiero dell’artista e cogliere le motivazioni profonde che sono state alla base di questo affresco monumentale, facciamo un salto a Roma per capire come si è modificata la visione dell’arte di Brjullòv rispetto agli insegnamenti ricevuti dall’Accademia di Pietroburgo.
Il “grande Karl” (così lo chiamavano i suoi amici), cercò sempre di onorare con impegno e professionalità la sua borsa di studio, realizzando, come da indicazione della Società per la Promozione degli Artisti, quadri con soggetti antichi e biblici. Questi temi però non li sentiva suoi, non gli erano vicini, li percepiva distanti, e allora decise di intraprendere una strada nuova e originale, permeando i suoi dipinti di pennellate di vita, che sarebbero state poi il marchio della sua tecnica distintiva.
Come abbiamo detto negli articoli precedenti, Brjullòv era un irrequieto e un curioso; osservava tutto ciò che gli stava intorno e cercava di imprimerlo nella sua mente per poi trasferirlo sulla tela alla prima occasione. I colori, i profumi della città e la gente del posto lo attiravano enormemente. Soggiogato dalla frenesia creativa, Karl iniziò a dipingere una serie di quadri che ritraevano gli abitanti del posto: li descrisse nei loro usi, costumi e tradizioni, li immortalò nelle loro occupazioni quotidiane e li raffigurò con la freschezza e la delicatezza dei grandi Maestri del rinascimento e del classicismo barocco. Questo fu il punto di svolta.
Il “grande Karl” infatti, si guadagnò la fama mondiale grazie all’invenzione di un genere tutto suo che coniugava l’osservanza dei dettami classici con un impetuoso senso di libertà e di sperimentazione artistica.
[Mattino Italiano, 1823, Kunsthalle, Germania]
Al periodo romano quindi, compreso tra gli anni Venti e Trenta, appartengono i disegni e quadri di un nuovo genere, definito appunto “italiano” e che ritraeva figure prevalentemente femminili occupate in faccende quotidiane, rappresentate con grazia e freschezza senza il ricorso a clichè mitologici per esaltarne la bellezza ideale. Questo genere ottenne il plauso dei suoi contemporanei, specialmente russi, perché fotografia di modi di vivere, usi e costumi inusuali e seducenti. Nessun imitatore riuscì mai ad eguagliare Brjullòv e a cogliere nella rappresentazione il guizzo vitale e la freschezza delle figure dipinte.
Enorme successo ebbe il dipinto Mattino Italiano del 1823 che venne premiato dallo zar Nicola I con un anello di diamante. Il quadro segnò l’inizio delle sue scene di genere e fu il primo tentativo dell’artista di esplorazione della vita reale. Sulla tela, permeata dalla luce del sole e da quella del riverbero dell’acqua, è rappresentata una giovane donna con la camicetta abbassata sulle spalle che si lava ad una fontana: ella incarna la mattina che dà inizio alla giornata e alla vita. Questo esperimento fu un successo, e la Società per la Promozione degli Artisti accolse il lavoro con una recensione entusiasta. Il quadro venne esposto a San Pietroburgo, all’Accademia delle arti e alla Società per la Promozione degli Artisti.
Brjullòv con la sua pittura di genere ruppe i confini delle tradizionali leggi estetiche, cercando l’eleganza nella semplicità e nel quotidiano. Il “grande Karl” cominciò a donare ai suoi dipinti un tocco di spontaneità e di allegria, scegliendo soggetti semplici, figure del popolo che quotidianamente incontrava sul proprio cammino.
[Mezzogiorno italiano, 1827, San Pietroburgo]
Nel 1825 Karl realizzò il quadro Mezzogiorno Italiano che segnò un momento importante e di rottura con la Società per la Promozione degli Artisti. Per il suo dipinto, Brjullòv scelse una donna bassina, florida, e succulenta come un saporito grappolo d’uva. La donna, che conquista con il suo fascino e con la sua impetuosa gioia di vivere, doveva simboleggiare, nell’intento di Karl, il fiorire della natura umana. Nonostante gli avessero fatto notare la natura poco elegante del soggetto, modelli di questo tipo invece, divennero i suoi preferiti. I capelli scuri, color pece, gli occhi e i denti luminosi – tutte queste caratteristiche , un po’ troppo pronunciate, avevano invece una inimitabile impronta di maestria, semplicità e una certa grazia selvaggia – scrisse Turgenev a proposito del dipinto di Brjullòv.
Nonostante la grande eco che la sua pittura di genere ebbe tra i contemporanei, la Società per la Promozione degli Artisti non gradì il cambiamento di rotta di Brjullòv a tal punto che egli si trovò costretto a rompere definitivamente i rapporti con tale istituzione proprio in occasione di una serie di critiche al suo dipinto Mezzogiorno Italiano. Secondo i membri della Società, l’arte doveva puntare ad un immagine “elegante” della natura, sottolineando che un agricoltore o un popolano non potevano essere assurti a tale modello. Secondo la Società per la Promozione degli Artisti, in Brjullov cominciavano a concretizzarsi pensieri e tendenze considerati pericolosi…
Il nostro viaggio alla scoperta di Brjullòv continua, buona lettura!
Fonti:
Chudozestvennaja Galereja – Brjullov – De Agostini 2006, N.72
LJUDMILA MARKINA, “Chudoznik s blestjašcim talantom i chorošimi sredstvami”, The Tretyakov Gallery magazine N .4 2012 (37)
D. SARAB’JANOV, Arte Russa, Rizzoli, Milano 1990
P. CAZZOLA, Karl Brjullov, eccelso pittore russo a Roma nell’Ottocento, in Strenna dei romanisti, Natale di Roma 2003.
Galleria Berardi, Arte dell’ottocento – Karl Brjullov (1799-1852) Disegni e bozzetti, D’Arco Edizioni
http://artpoisk.info/article/k_p_bryullov_v_pis_mah_dokumentah_i_vospominaniyah_sovremennikov_detstvo_akademiya_hudozhestv/
http://nearyou.ru/kbrullov/0akad.html
http://www.romamedioevale.it/sublaco.html
http://www.artearti.net/magazine/articolo/karl_brjullov_e_litalia_un_amore_ricambiato/