Dal 1° gennaio 2021 il Regno Unito sarà definitivamente fuori dall’Unione europea. Dopo il referendum del 23 giugno 2016 che ha visto il 52% dei britannici votare a favore dell’uscita dall’Unione europea, l’annuncio ufficiale dato nel marzo 2017, le dimissioni del premier Theresa May e l’entrata in campo di Boris Johnson, il 2020 doveva servire a trovare un accordo commerciale tra le due parti. Nonostante i tentativi di mediazione della presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, la Brexit si concluderà, probabilmente, con un’uscita senza accordo.
La Brexit e l’uscita senza accordo
Se da un punto di vista politico la frattura tra Regno Unito e Unione europea è definitiva non si può dire altrettanto per le relazioni commerciali che, se regolate nel modo giusto, possono evitare svantaggi a entrambe le parti. Gli argomenti sul tavolo delle trattative sono:
- il traffico aereo: un accordo sulla sicurezza aerea per evitare il blocco delle comunicazioni;
- il trasporto merci: assicurare la continuità di tratte stradali tra i due fronti per assicurare lo scambio delle merci;
- la pesca: la possibilità di far circolare senza restrizioni i pescherecci di entrambi i fronti nei mari non di propria pertinenza;
Un accordo su quest’ultimo punto sembra piuttosto difficile da trovare a causa delle spinte nazionaliste britanniche che tendono alla protezione dei confini.
Conseguenze di un no deal
Se nelle prossime due settimane non si troverà la cosiddetta quadra, le conseguenze per entrambe le parti saranno evidenti. I rapporti commerciali sarebbero regolati dalle norme della World Trade Organization (Organizzazione mondiale del Commercio) per cui l’Inghilterra, in quanto Paese terzo rispetto all’Unione europea, dovrebbe pagare tutta una serie di tasse e dazi per le importazioni e le esportazioni. Per quanto riguarda, poi, i prodotti alimentarie farmaceutici, la situazione sarebbe aggravata da ulteriori procedure da seguire. Grosse difficoltà previste per le case produttrici di auto, per esempio, che hanno sede in Inghilterra ed esportano in tutta Europa. La mancanza di un accordo impatterebbe anche sul Pil sia britannico che europeo andandosi ad aggiungere alle difficoltà già causate dalla pandemia.
La fine di un’era
Senza un accordo tra Unione europea e Gran Bretagna sarà caos anche per le persone che vogliono spostarsi da una parte all’altra o che vivono dall’altra parte. Il grande classico del viaggio studio in Inghilterra troverà nuove trafile e non solo. Quali difficoltà incontreranno, infatti, i cittadini comunitari che lavorano in Inghilterra (circa il 20% della forza lavoro) e quali i britannici che vivono in Europa? Interrogativi ai quali al momento non c’è risposta ma è chiaro che la mancanza di un accordo sarebbe troppo svantaggiosa per tutti. Per questo motivo, i negoziati proseguiranno fino a quando nella parte alta della clessidra ci sarà ancora qualche granello di sabbia.
In copertina foto di Presidenza Estone EU2017EE