Brandalism è la più grande campagna nella storia anti-advertising. Una rivolta contro il controllo del dominio visivo delle corporate. Così si presenta dal suo sito www.brandalism.org.uk/the-project, Brandalism è un neologismo formato dalle parole ‘brand’ e ‘vandalism’. Iniziata nel giugno 2012 in diverse città inglesi, quest’anno è approdata a Parigi per il Cop21.
Una Parigi con un clima già difficile, dopo l’attentato del 13 Novembre e gli scontri tra polizia e manifestanti, che protestano proprio perchè alcuni degli “sponsor” della conferenza sono quei “brand” che con le cause del surriscaldamento globale hanno unacerto relazione, sebbene spesso si diano una patina di credibilità ambientale”, proprio attraverso le loro campagne pubblicitarie.
Una Parigi con un clima già difficile, dopo l’attentato del 13 Novembre e gli scontri tra polizia e manifestanti, che protestano proprio perchè alcuni degli “sponsor” della conferenza sono quei “brand” che con le cause del surriscaldamento globale hanno unacerto relazione, sebbene spesso si diano una patina di credibilità ambientale”, proprio attraverso le loro campagne pubblicitarie.
Hanno partecipato oltre 80 artisti da 19 diversi paesi. Fra cui alcuni italiani: BR1, Fra Biancoshock, Millo e Opiemme.
Più di 600 opere (in formato poster) che criticano gli sponsor ufficiali del summit delle Nazioni Uniti sul cambiamento climatico, sono state installate all’interno di spazi pubblicitari nella città di Parigi.
Lo scopo era mettere in evidenza le connessioni fra la pubblicità, il consumismo, la dipendenza da carburanti fossili, e il cambio climatico.
“Si ritorna quindi grazie a Brandalism al più puro significato di Street Art, quella fatta in strada, di notte: quella street art che non è un semplice disegno ben realizzato, ma un’azione che svolgendosi nell’illegalità è capace di trasmettere dei messaggi, delle critiche e dei pensieri ad un pubblico eterogeneo.“