Record Storico per la disoccupazione, che a ottobre tocca il 13,2%, mai così alta dall’inizio delle serie storiche mensili (2004) e trimestrali(1977).Nelle stime provvisorie Istat, i disoccupati sono 3 milioni e 410mila (+2,7% sul mese, cioè 286mila in più in cerca di lavoro).A ottobre il calo degli occupati è pari a 55mila unità, -0,3% su settembre e –1% nei dodici mesi. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni ad ottobre è pari al 43,3%, in aumento di 0,6 punti percentuali su settembre e di 1,9 punti su base annua.
Il risultato è frutto da una parte dell’incremento seppur lieve della forza lavoro e dall’altra del calo delle persone occupate. Il premier Renzi ha dichiarato in merito: “Il tasso di disoccupazione ci preoccupa ma guardando i numeri gli occupati stanno crescendo. Da quando ci siamo noi ci sono più di 100 mila posti di lavoro in più”. In effetti la forza lavoro, da quando è in carica il governo e cioè da fine febbraio, è salita di oltre 200mila unità: tradotto in sintesi c’è più gente attiva e in cerca di lavoro. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni, infatti, diminuisce dello 0,2% rispetto al mese precedente (-32 mila) e del 2,5% rispetto ai dodici mesi precedenti (-365 mila). In più sono in arrivo, almeno sulla carta, nuovi posti a tempo indeterminato, grazie anche alle innovazioni introdotte dal Job Act.
Tuttavia resta il dato allarmante giovanile: è, questo, il maggior balzo dell’Eurozona a 18 membri, con ben 708 mila disoccupati tra i 15 e i 24 anni. Nella media dell’area della moneta unica e dell’Ue la disoccupazione a ottobre è rimasta invece sostanzialmente stabile all’11,5% e al 10%.
Senza contare quella fascia di età over 30 che stenta ad inserirsi nel mondo occupazionale. E c’è poi un’altra realtà che viene ignorata dai numeri: quello del lavoro “nero” che, nonostante le maxisanzioni previste, è un morbo che continua purtroppo ad esistere. Non c’è solo la miopia dei politici che non si accorgono che le aziende sono costrette a fronteggiare un costo del lavoro troppo elevato: c’è da dire, infatti, che c’è molta disinformazione anche rispetto alle normative ed alle agevolazioni fiscali e contributive, visto la fluidità di una materia, come quella del lavoro, soggetta a continue e forse eccessive modifiche che tardano ad essere assimilate, rischiando a volte di portare a vere e proprie involuzioni.