OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro): oltre 73 milioni di giovani disoccupati in tutto il mondo. Tra il 2008 e il 2012, il numero dei giovani disoccupati è aumentato di oltre due milioni nelle economie avanzate
Urgono misure strutturali a livello europeo nel mercato del lavoro e dell’istruzione e ricerca, perché se l’Italia è tra i fanalini di coda per il drammatico tasso della disoccupazione giovanile (nella fascia tra i 15 e i 24 anni) che ha raggiunto il livello record del 38,4 %, globalmente si registra un vero e proprio bollettino di guerra raggiungendo il 12,6% a livello globale e il 18% nei paesi industrializzati. Secondo gli esperti dell’istituzione internazionale, 73,4 milioni di giovani sono attualmente disoccupati, 3,5 milioni in più rispetto a prima della crisi del 2007. I costi economici e sociali della disoccupazione, la disoccupazione di lunga durata, lo scoraggiamento e posti di lavoro di scarsa qualità per i giovani dai 15 ai 24 anni continuano ad aumentare. Il commento ai dati diffusi da parte del Vice Direttore Generale dell’OIL, José Manuel Salazar-Xirinachs, è eloquente nel sottolineare “la necessità di dare priorità alle politiche orientate alla crescita, per ottenere progressi significativi in materia di istruzione e formazione, nonché misure specifiche per l’occupazione giovanile”. Tra il 2008 e il 2012, il numero dei giovani disoccupati è aumentato di oltre due milioni nelle economie avanzate, con un incremento di quasi il 25%. Lo scorso anno, il tasso di disoccupazione giovanile era del 18%. Se l’Italia sta male per ciò che concerne la situazione dei giovani, a passarla peggio nell’area UE sono solo Grecia e Spagna, dove oltre la metà della popolazione giovane è disoccupata. Inoltre, secondo le attuali proiezioni, il tasso di disoccupazione giovanile nelle economie sviluppate e nell’Unione Europea non scenderà di nuovo di sotto del 17% prima del 2016. Infine, nei paesi in via di sviluppo, la disoccupazione giovanile aveva raggiunto il suo apice nel 2012, il Medio Oriente e l’Africa del Nord, rispettivamente 28,3% e 23,6%. Mentre risulta più bassa in Asia orientale (9,5%) e l’Asia del Sud (9,3%).