UNICEF e Unione Europea stanno portando avanti un intenso impegno per proteggere alunni e insegnanti dalle conseguenze dei conflitti, negli Stati appartenenti al bacino del Lago Ciad, in Africa occidentale.
Uno degli aspetti principali dell’iniziativa è formare gli insegnanti a identificare i rischi e a sviluppare misure di preparazione e risposta all’emergenza insieme ai responsabili per la tutela dell’infanzia nella comunità, al fine di ridurre i pericoli per i bambini in un’area in cui bombardamenti, attacchi armati e rapimenti rappresentano una minaccia costante.
Dall’inizio delle ostilità, nel 2009, Boko Haram ha assassinato 611 insegnanti e ne ha costretto a fuggire non meno di 19.000 a causa delle violenze.
La campagna “Conflict & Disaster Risk Reduction” (Riduzione del rischio durante conflitti e calamità) condotta nelle scuole di questa regione africana fa parte di un intervento progettato e finanziato dall’Unione Europea, uno dei maggiori donatori dei programmi per l’istruzione nelle emergenze.
Questo progetto, della durata di 18 mesi, non mira solo ad assistere i bambini colpiti dalla violenza di Boko Haram, aiutandoli ad accedere a servizi scolastici e forme di tutela, ma sviluppa anche dei piani dettagliati, con la partecipazione delle comunità, per far sì che le scuole possano offrire ambienti di apprendimento più sicuri.
Il programma affronta la complessa natura della crisi innescata da Boko Haram in Nigeria, Ciad, Camerune Niger.
Nelle situazioni di conflitto, il settore scolastico diventa vulnerabile a causa delle violenze e dell’insicurezza: esso diventa per questo un’area particolarmente rilevante per gli interventi di riduzione del rischio.
«I bambini che hanno dovuto lasciare le loro case per colpa di questa crisi sono 1,3 milioni. È fondamentale prestare assistenza nelle scuole, in modo che i genitori possano riportare i bambini nelle classi» spiega Marie-Pierre Poirier, Direttrice UNICEF per l’Africa centrale e occidentale. «Assicurare l’accesso all’istruzione per i bambini colpiti dalla crisi è importante, ma aprire le scuole non è sufficiente. I bambini e gli insegnanti hanno anche bisogno di possedere conoscenze e strumenti, di essere preparati e capaci di ridurre gli effetti nel caso in cui accada qualcosa di pericoloso attorno agli edifici scolastici.»
Aggiunge Yvan Hildebrand, a capo dell’ufficio regionale di ECHO (l’ufficio UE per gli Aiuti Umanitari e la Protezione Civile), basato in Camerun: «L’istruzione è fondamentale sia per la protezione che per lo sviluppo di ragazze e ragazzi colpiti dalla crisi. La scuola può ristabilire un senso di normalità e sicurezza, può aiutarli a guarire dal trauma psicologico e può fornire loro competenze importanti per la vita e uno spazio per giocare. Dal 2012, l’Unione Europea ha incrementato ogni anno i suoi finanziamenti nel settore umanitario per progetti formativi in contesti di crisi. Nel 2017 destinerà il 6% del proprio bilancio annuale per il settore umanitario all’istruzione in contesti di emergenza.»
1.261 scuole in questi quattro paesi sono rimaste chiuse a causa di insicurezze e possibili violenze; per aiutare le scuole a prevedere e ridurre i rischi, l’UNICEF ha supportato circa 100 formatori per guidare gli insegnanti nel processo d’apprendimento.
Dopo aver ricevuto la formazione dall’UNICEF, circa 1.600 insegnanti in ogni parte della regione – fra cui oltre 800, grazie a questa iniziativa, in Camerun, Nigeria e Ciad– hanno ricevuto dai Ministeri dell’Istruzione dei loro Paesi, un’istruzione speciale per identificare rischi per la sicurezza con i loro studenti e per lavorare con le comunità predisponendo e implementando Piani di Risposta all’Emergenza.
I membri del comitato per la tutela dell’infanzia che fanno parte delle comunità hanno partecipato alla formazione con gli insegnanti, per imparare a collaborare alla riduzione del rischio e aiutare gli insegnanti a identificare le risorse per la protezione disponibili nella comunità.
Anche se il progetto punta ad attenuare i rischi per i bambini nelle scuole e nelle comunità circostanti, ci sono ancora molti pericoli per le istituzioni nella regione; le scuole sono vulnerabili ad attacchi con bombe o anche ad assalti per rapire i bambini.
Mentre gli attacchi diretti sono diminuiti negli ultimi anni, rimane ancora un’alta possibilità che un’esplosione in un mercato vicino alla scuola possa interrompere le lezioni, generare panico o anche causare la separazione dei membri della famiglia.
«Mentre il conflitto prosegue, è essenziale ampliare la nostra risposta per assicurare che ogni bambino possa andare a scuola e sentirsi assistito e protetto» ribadisce Marie-Pierre Poirier. «Con il nostro partner, l’Unione Europea, condividiamo un’agenda comune per ridurre i rischi e rafforzare l’ambiente protettivo in cui vivono i bambini, sia attraverso le scuole sia attraverso i sistemi comunitari esistenti.»