Storie di vita
Binocoli a gettoni di Antonio Laurino edito da Scatole Parlanti è una splendida raccolta di racconti in cui, in un modo o nell’altro, tutti i personaggi fanno i conti con la realtà. Il file rouge che accomuna tutte le esperienze personali dei protagonisti è la consapevolezza.
In queste bellissime storie di vita, l’autore ci svela le contraddizioni dell’animo umano, le difficoltà interpersonali, quelli generazionali, la consapevolezza della morte e tanti altri temi trattati con umanità e dolcezza attraverso un linguaggio semplice, diretto e ricco di pathos.
Antonio Laurino è nato nel 1986 a Napoli, dove si è laureato in Scienze della comunicazione, prima di trasferirsi a Bologna e specializzarsi in Semiotica. È docente a contratto di scrittura funzionale all’Università di Bologna e all’Università di San Marino e tutor di digital marketing all’Università “Uninettuno” di Roma. Suoi scritti sono apparsi in antologie, riviste e blog letterari.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune battute con Antonio Laurino a cui abbiamo fatto qualche domanda non solo su Binocoli a gettoni ma anche sul suo rapporto con la scrittura.
Binocoli a gettoni di Antonio Laurino: intervista all’autore
Partiamo dall’inizio, “binocoli a gettoni”. E’ un titolo curioso, perché lo ha scelto? Cosa significa?
Quella del titolo è stata una delle scelte più difficili che hanno riguardato il libro. Cercavo qualcosa che desse concretezza a ciò che accomuna i diversi racconti: un momento di consapevolezza, un istante definitivo in cui il personaggio chiave vede le cose per quello che sono. In particolare, volevo che fosse un oggetto, familiare ma non banale, esotico eppure non di nicchia. E dopo tante idee scartate, credo di averlo trovato.
Lei nei suoi racconti affronta diverse tematiche, molto attuali, come gli omicidi stradali, l’incomunicabilità generazionale, la solitudine e tanto altro. Argomenti seri, molti dei quali ce li presenta con tanta ironia, fantasia e apparente leggerezza. Che posto ha l’umorismo nella sua scrittura?
È di certo uno degli ingredienti di base delle mie storie. E riesce a bilanciare – spero – il gusto amaro di altre componenti altrettanto fondamentali: solitudine, dolore, malinconia, nostalgia. D’altra parte, è anche una via di accesso alle vite di alcuni dei protagonisti dei racconti, e una strada che provo a percorrere quotidianamente nella mia.
C’è un racconto di Binocoli a gettoni a cui è affezionato di più? E se sì, perché?
Ce ne sono diversi. Innanzitutto, Il rifiuto, che reputo forse il mio racconto più riuscito. Poi Freni e refrain, il primo a essere stato pubblicato (in un’antologia). Dopodiché ci sono Parole, colori e città e Desideri rurali, a cui sono particolarmente legato perché mi hanno permesso di trascorrere dei momenti molto belli con le persone che amo, in occasione delle cerimonie di premiazione dei concorsi letterari a cui li avevo presentati.
Lei ha scritto tantissimo, lo fa ormai da anni, probabilmente non riuscirebbe neanche per un attimo ad immaginare il suo futuro senza la scrittura. Ci racconta qualche sua abitudine di scrittura? Non so, decide diligentemente ogni sera di impegnarsi a scrivere una storia, prende la penna solo quando ha l’ispirazione, scrive sempre e di tutto in qualsiasi momento?
Da dieci anni la lettura e la scrittura occupano gran parte delle mie giornate, anche se i testi con cui ho a che fare sono di natura accademica e professionale. Da circa la metà, poi, ho iniziato ad affiancare letture e scritture di altro genere, riscoprendo e alimentando la mia naturale predilezione per la narrativa breve. Ho cominciato così ad appuntare spunti e osservazioni in modo sistematico. Dopodiché, ho individuato alcuni periodi dell’anno in cui gli impegni di lavoro si diradano e so di poter riprendere i miei appunti: le idee che a distanza di tempo sento ancora vive e interessanti, le sviluppo. Potrei dire dunque di non avere una routine giornaliera, ma di averne una annuale.
Ha mai pensato di scrivere un romanzo? Le piacerebbe l’idea?
Onestamente, no. Preferisco le storie brevi e brevissime e ho intenzione di continuare a esplorarne la forma. Penso infatti che la vita, lungi dall’essere un grande romanzo, sia un susseguirsi di episodi minimi, reali e immaginari, tra i quali provare a mettere ordine. Magari proprio attraverso la scrittura.