Il Mediterraneo offre un quadro positivo per la balenottera comune e le tartarughe marine, specie che negli ultimi anni hanno mostrato segnali di miglioramento. Tuttavia, la pesca intensiva e il traffico marittimo continuano a rappresentare gravi minacce per la loro conservazione. Questo è quanto emerge dalle oltre 6.000 osservazioni effettuate sui traghetti nell’ambito del progetto LIFE Conceptu Maris, che hanno registrato cetacei (65%) e tartarughe marine (35%) in aree offshore chiave.
Monitoraggio e avvistamenti: specie osservate
Tra le specie monitorate, oltre alla balenottera comune e alle tartarughe marine, sono state osservate anche specie rare come lo zifio (Ziphius cavirostris), il grampo (Grampus griseus), il globicefalo (Globicephala melas) e il delfino comune (Delphinus delphis). Questi dati si arricchiranno a breve grazie all’analisi del DNA ambientale, offrendo una visione più completa sulla distribuzione delle specie.
Aree chiave per la conservazione dei cetacei
I dati raccolti hanno confermato l’importanza di alcune aree offshore per i cetacei:
- Santuario Pelagos (tra Corsica e Liguria)
- Tirreno Centrale
- Mediterraneo del Nord-Ovest, di fronte alla costa francese
- Corridoio Spagnolo di Migrazione dei Cetacei, tra le Baleari e la costa spagnola
- Mare di Alboran e Stretto di Gibilterra, tra Spagna e Marocco
Queste zone mostrano le densità maggiori di balenottere comuni, tursiopi e stenelle striate.
Balenottera comune: specie chiave del Mediterraneo
La balenottera comune (Balaenoptera physalus), l’unica vera balena del Mediterraneo, è ampiamente distribuita con concentrazioni significative nel Santuario Pelagos. Questa specie, che rappresenta il terzo cetaceo più osservato (1.100 su 4.000 avvistamenti), è mobile e viene rilevata anche lungo le coste spagnole e francesi.
Capodoglio: gigante difficile da monitorare
Il capodoglio (Physeter macrocephalus), osservato meno frequentemente (95 avvistamenti), utilizza principalmente il Santuario Pelagos e il Tirreno Centrale per alimentazione e riproduzione. La lunga durata delle sue immersioni rende difficile il monitoraggio in superficie, ma il DNA ambientale potrebbe offrire informazioni più dettagliate nel 2025.
Tartarughe marine: incremento delle nidificazioni
Le nidificazioni delle tartarughe marine Caretta caretta stanno aumentando lungo le coste italiane, con oltre 2.000 segnalazioni in tre anni. Le tartarughe verdi (Chelonia mydas), ancora rare nel Mediterraneo, mostrano segnali di crescita, probabilmente favoriti dal riscaldamento delle acque. Zone come il vulcano sottomarino Marsili, nel Tirreno Meridionale, risultano cruciali grazie alla ricchezza di nutrienti.
Minacce per cetacei e tartarughe marine nel Mediterraneo
Nonostante i progressi, pesca, traffico marittimo e inquinamento rimangono le principali minacce. Tra i problemi identificati:
- Collisioni con navi, specialmente lungo rotte trafficate come quelle del Santuario Pelagos
- Catture accidentali durante le attività di pesca
- Marine litter, con accumuli di plastica in aree specifiche del Mediterraneo
Innovazione e Citizen Science con LIFE Conceptu Maris
Il progetto LIFE Conceptu Maris ha introdotto nuove strategie per il monitoraggio, utilizzando traghetti commerciali come piattaforme di ricerca e coinvolgendo cittadini volontari.
- Monitoraggi scientifici: più di 6.000 osservazioni in tre anni
- Citizen science: 122 volontari formati e imbarcati, il 74% donne e il 66% giovani tra 18 e 29 anni
Un futuro sostenibile per il Mediterraneo
LIFE Conceptu Maris sta costruendo un database comune per supportare strategie di conservazione a lungo termine. Il progetto prevede l’implementazione di un Decision Support System (DSS) per guidare le politiche di tutela della biodiversità. Integrazione di tecniche tradizionali e avanzate consentirà di proteggere balene, delfini e tartarughe marine, contribuendo alla sostenibilità del Mediterraneo.
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