Che l’era Trump sarebbe finita Joe Biden lo aveva promesso. Un primo segnale del cambiamento lo aveva dato il giorno stesso del suo insediamento firmando 15 ordini esecutivi che di fatto cancellavano l’operato del suo predecessore. A quasi due settimane da quella data, il neo presidente degli Stati Uniti illustra, in maniera più estesa, quella che sarà la politica estera nel suo mandato. Biden ha spiegato, tra l’altro, quali rapporti instaurerà con il presidente Xi Jinping. Cina e Russia rappresentano, infatti, due nodi fondamentali per l’America.
Biden: il presidente USA illustra i suoi rapporti con Xi Jinping
“E’ molto intelligente, ma è troppo duro. Non ha un briciolo di democrazia in lui, e non lo dico come una critica, è la realtà“. Sono queste le parole che Joe Biden ha riservato al suo omologo cinese Xi Jinping. I due hanno avuto modo di conoscersi quando era Biden era vicepresidente di Obama. Queste parole seguono la nota ufficiale, diffusa a pochi giorni dall’inizio del suo mandato, nella quale si esprimeva tutto il suo disappunto dell’amministrazione americana per le repressioni del colosso asiatico nei confronti di Taiwan, in primis. Secondo il neo presidente USA, la Cina sarà un competitor importante ma non un nemico, come lo era stato per il tycoon, con il quale andrà utilizzata l’arma della diplomazia.
Dalla Russia allo Yemen
Un altro importante cambio di rotta nella politica estera del presidente Biden riguarda la Russia di Putin. Le violente repressioni in occasione dell’arresto di Aleksei Navalnyj e la sua condanna hanno suscitato le prime reazioni indignate della Casa Bianca, mentre annuncia che il trattato di disarmo nucleare con la Russia durerà ancora 5 anni. Lo scacchiere internazionale non si esaurisce qui ma spazia dall’Europa all’Oriente. La politica di distensione continua con il ritiro delle truppe dallo Yemen come supporto all’Arabia Saudita mentre altre truppe americane torneranno in Germania dopo che Trump ne aveva deciso il trasferimento.
La politica estera USA dopo Trump
“Back to the future” è il motto col quale la nuova amministrazione americana ha condensato la sua visione dei rapporti con gli altri Stati del mondo. Dopo il ritorno in OMS e il rientro negli accordi di Parigi, che sono stati i primi atti formali, la politica estera dell’era post trumpiana ha voluto decisamente fare ritorno alla diplomazia, agli accordi bilaterali, alla distensione. Ciò non significa che gli USA saranno disposti a derogare su questioni di fondamentale importanza come il rispetto dei diritti umani. Si tratterà di vedere, ora, come questo nuovo corso riuscirà a conciliare gli aspetti economici con le questioni di principio.