Bibite estive a rischio? Stiamo per dire addio alle regine dell’aperitivo? Il mercato di acqua frizzante e bevande gassate sta attraversando un periodo molto critico a causa della mancanza di anidride carbonica alimentare. Una mancanza iniziata negli ultimi mesi dello scorso anno e che oggi ha costretto la storica azienda italiana Sant’Anna a sospendere la produzione di acqua frizzante. Cerchiamo di fare chiarezza sull’argomento.
Crisi energetica
Oltre a essere impiegata in ambito alimentare, per il confezionamento di bibite gassate, l’anidride carbonica è ampiamente utilizzata in ambito medico. Entra in gioco in chirurgia durante gli interventi di criochirurgia e come insufflatore durante gli interventi effettuati in laparoscopia. In quanto prodotto diretto del metano è dipendente dalla sua disponibilità. A partire dagli ultimi mesi in cui il metano ha iniziato a scarseggiare, anche le scorte di anidride carbonica sono gradualmente diminuite. Se si aggiunge che quelle disponibili vengono prevalentemente dirottate in medicina ecco che l’industria alimentare va in sofferenza. Se gli ultimi mesi dello scorso anno, è stato possibile reperire nuove scorte, ora stiamo arrivando al livello 0.
Un marchio storico
Un livello che conosce bene la storica azienda produttrice di acqua in bottiglia Sant’Anna che si è trovata costretta a sospendere la linea di produzione dell’acqua frizzante. La storica azienda di Vinadio, nel cuneese, è il primo produttore di acque oligominerali in Europa, con un miliardo e mezzo di bottiglie l’anno. Il presidente, Alberto Bertone, ha ben spiegato come tutto il comparto alimentare che utilizza l’anidride carbonica sia in difficoltà. Non si trova anidride carbonica neanche a pagarla di più: i fornitori hanno confermato, come dicevamo, la preferenza per il settore sanitario. La linea delle acque gassate costituisce per l’azienda il 30% della produzione totale e l’Italia ne rappresenta uno dei maggiori consumatori.
Bibite estive al capolinea?
Considerando poi che l’anidride carbonica è utilizzata anche nei processi di surgelazione dei cibi e nel trasporto refrigerato, nelle operazioni di estrazione della caffeina e di potabilizzazione delle acque, si capisce quanto la sua mancanza possa mettere in difficoltà più di un settore. Gli scenari economici originati dalle sanzioni alla Russia non fanno pensare a una soluzione del problema a breve termine. Una proposta per ovviare alla mancanza di metano, e di conseguenza di anidride carbonica, è venuta dalla Coldiretti Torino: una nuova collaborazione tra industria alimentare e allevamenti. Con impianti dedicati, si potrebbero utilizzare gli effluvi degli animali per la produzione di biometano liquido dal quale discenderebbe anidride carbonica pura al 100%. Un’idea che avrà bisogno di impegno e tempo per dimostrare se sarà la salvezza delle bibite gassate o solo aria…
In copertina foto di Hans Braxmeier da Pixabay