Marco Antonio Servillo, in arte Toni Servillo, nato ad Afragola il 25 gennaio 1959 è ora un cittadino napoletano. La cerimonia per il conferimento della cittadinanza onoraria al poliedrico attore campano si è tenutanella Sala dei Baroni del Maschio Angioino, alla presenza di un considerevole numero di persone, composto anche da giovani, delSindaco di Napoli de Magistris e di altri membri delle istituzioni. Il neo-napoletano Toni era visibilmente emozionato: dopo aver ringraziato i Teatri Uniti e l’intervento precedente dello scrittore Giuseppe Montesano, ha dedicato il suo intervento di ringraziamento ai giovani, facendo riferimento alla sua periodo post-gioventù vissuto a Napoli. L’attore era in cerca di qualcosa che lo portasse ad un compimento personale, al raggiungimento di un obiettivo che non gli facesse porre l’intrinseca domanda dell’essere: “Cosa mi manca?”.
“In questo momento di marasma della giovinezza, della post-adolescenza, ho capito e ho sentito, ho avvertito che il compimento di quella totalità che potevano rispondere a quella mancanza erano due cose, che sono la stessa cosa: il teatro e Napoli. E in quel momento ho capito quanto è importante l’empatia, perché significa riconoscersi nell’altro. E questa è la base profonda morale di qualsiasi atteggiamento sano e forte. Attraverso quest’empatia mi sono riconosciuto nell’altro che è l’avventura nel teatro e Napoli stessa.” Un’esperienza cresciuta anche grazie alla maturità drammaturgica acquisita dallo studio e dall’interpretazione degli autori classici e dalla recitazione di testi scritti apposta per lui da autori come lo stesso Montesano e Maurizio De Giovanni. Successivamente ha citato, recitando, Bordello di mare con città di Enzo Moscato e Napule di Mimmo Borrelli, elogiando e criticando simultaneamente la nostra città, elencando i pregi e i difetti, le contraddizioni, le immoralità, gli angoli sporchi e gli scorci, le difficoltà, le oscurità, le complicazioni, le paure e le mancanze di una città che, per il Maestro Toni Servillo, non è morta. A Napoli ci si spara, si sente la puzza, si avverte la cazzimma di un popolo che non ha tempo, si muore di fame, ci si accontenta. Napoli è innocente, è colpevole, è una città senza Dio. Ma, nonostante questo, è una città “r’ammore” che l’interprete Servillo e l’autore Borrelli vogliono vivere, tollerando tutte quegli aspetti negativi che caratterizzano una città che è sempre, puntualmente, nell’occhio del ciclone. E nel discorso di Toni Servillo, orgoglioso di essere schiavo artistico di Napoli, di vivere a Caserta, di essere diventato famoso non emigrando all’estero, di aver affrontato le difficoltà napoletane, c’è questo: Napoli è arte, cultura, teatro e va amata e vissuta.
L’Assessore alla Cultura Nino Daniele, nel primo intervento della cerimonia, ha chiuso il suo intervento con un “Viva Napoli, viva Toni Servillo” pronunciato a gran voce, ringraziando l’artista di aver sempre rappresentato la sua città “d’arte” senza raffigurare i napoletani con i soliti stereotipi che irridono la tradizione napoletana e scherniscono il folklore del popolo partenopeo. L’autore Giuseppe Montesano ha iniziato una laudatio per l’attore e amico Toni e ha elencato tutte i fervori, i riferimenti, le ispirazioni della loro generazione, le scelte dell’attore di mettere in scena i grandi maestri come Viviani, Moscato ed Eduardo.
Il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha definito l’attore afragolese-napoletano “uno dei più grandi interpreti del teatro napoletano, perché il teatro nasce qui, per il cinema italiano, l’arte e la cultura temporanea”. Ha chiesto, poi, a Toni Servillo di spronare sempre e di non far addormentare mai il popolo napoletano, di raccontare Napoli nella sua complessità attraverso il teatro evitando i cliché di una Napoli piena di passione, di far perdere quella “lamentosità insopportabile” che appartiene ad una parte del popolo partenopeo.
Da oggi Napoli ha un cittadino in più che, come ha specificato il Sindaco, non è solo un numero ma un’essenza vitale e fondamentale per una Napoli “cundannate” ma sempre “’int’a ll’ anema”.