Sono dati allarmanti quelli emersi dall’ultimo rapporto Save the Children e dall’Atlante dell’ Infanzia ( a rischio), strumento di studio sullo stato dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. In particolare in Campania la povertà educativa dei bambini ha raggiunto livelli mai così elevati. Sul territorio campano sono quasi 155.000 i bambini e gli adolescenti che vivono in condizioni di povertà assoluta ( 14,1%) in aumento del 2, 4% rispetto al 2012 e sopra la percentuale nazionale del 13,8%. E come se non bastasse, l’80,4% delle famiglie campane ha dovuto ridurre la spesa alimentare o preferire cibo di scarsa qualità, a fronte del dato nazionale del 68%. Dati che lasciano riflettere sulla mancanza di strategie d’intervento efficaci e dell’inesistenza di vere e proprie strutture d’inclusione che possano garantire opportunità di formazione e di crescita. La povertà dei minori non solo materiale. In Campania nel 2013, il 63,3% di bambini e ragazzi tra 6 e 17 anni non ha letto un libro durante tutto l’anno, (47,9% nazionale), il 77,2% non ha visitato una mostra o un museo (il dato nazionale è pari al 60,8%), l’82,5% non è mai andato a teatro (72,1% dato nazionale), il 31,2% mai al cinema (26,3% dato nazionale), l’84,1% a un concerto (contro l’84,9% del dato nazionale) così come l’84% non ha mai visitato un sito archeologico (73,7% il dato nazionale). Da questi dati è evidente come le competenze di molti studenti italiani nei test di valutazione internazionali siano più scarse rispetto alla media. Inoltre, in merito al percorso scolastico, il 22,2% degli studenti campani abbandona gli studi fermandosi al diploma ( 17% percentuale nazionale).
La situazione dell’infanzia in Campania è molto preoccupante, con alti livelli di povertà minorile, emergenza abitativa e notevoli carenze sul piano dell’offerta di opportunità educative, ricreative e sociali per i minori, tanto che molti bambini e adolescenti non hanno la possibilità di andare al nido, di poter contare su una scuola a tempo pieno, andare al cinema, leggere almeno un libro all’anno, navigare su Internet, fare sport. La dispersione scolastica, non a caso, resta molto elevata – nonostante i miglioramenti di questi ultimi anni. Riteniamo quindi necessario un impegno a favore dei bambini più vulnerabili e a rischio di esclusione sociale e povertà ed è per questo che, nell’ambito della campagna Illuminiamo il Futuro, Save the Children ha aperto un Punti Luce a Napoli al rione Sanità. Uno spazio “ad alta densità educativa” dove i bambini hanno l’opportunità di fare attività formative, ricreative, sociali e ludiche e dove anche i genitori trovano un supporto, spiega Raffaela Milano Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children.
Solo a Napoli circolano più di 6.000 automobili per chilometro quadrato: appena il 4% di bambini tra i 3 e i 10 anni in Campania gioca libero in strada il 18% gioca nei giardini pubblici. Per molti bambini diventa difficile anche giocare a casa: quasi 1 minore su 4 vive in famiglie che dichiarano di abitare in appartamenti umidi o con tracce di muffa alle pareti e sono 1 milione e 300 mila i minori le cui famiglie denunciano situazioni di sovraffollamento.
Com’è possibile rispondere a questa emergenza? Sorge l’esigenza di un piano di contrasto, nella messa in atto di strategie educative efficaci. A fronte di dati sempre più allarmanti, chiediamo un’assunzione di responsabilità collettiva contro la povertà educativa”, prosegue Raffaela Milano.
Serve un piano nazionale di contrasto della povertà minorile, che preveda, tra l’altro, l’estensione della nuova social card a tutte le famiglie in povertà assoluta con minori, semplificando i criteri di accesso e rafforzando le misure di accompagnamento e valutazione. Vanno inoltre previsti interventi mirati per le aree più deprivate sul piano dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza. Per le periferie urbane più carenti proponiamo di attivare aree ad alta densità educativa, sul modello francese delle Zones d’Education Prioritaires, per garantire un rafforzamento delle offerte formative, scolastiche ed extrascolastiche, valorizzando le risorse locali e mobilitando fondi europei.