Mi sono perso nel fumo di Bucarest
tra gli aghi spuntati
nei budelli notturni delle condotte del gas
tra le note segnate sulla schiena
con la punta di un coltello
Se non so ricominciare
vuol dire che mi sono perso davvero
non c’è altro da dire
Mia madre gridava: vieni a casa, subito
e io rispondevo: sì, sto arrivando
Poi finalmente ho capito
che dovevo tornare
Bacerò le mani di mia madre
nel giorno del perdono
Accarezzerò i capelli di mia nonna
nel giorno del ritorno
Suonerò lo zimbalon
accompagnato dagli schiocchi delle dita
degli amici
e dai fischi con la bocca
Io sono Marinel Sandu di ritorno a Clejani
Io sono Lena, vivo nella Bessarabia
In giornate così fredde
puoi sentire il vento che corre nella valle
che smuove l’erba secca e attraversa la casa
da ogni spiraglio
soffiando sui mobili nudi
spogliandoli di polvere e increspando la pelle
Oggi dissodiamo la terra con la zappa
Sembra che la primavera non arrivi mai
da queste parti
ma se preghiamo la vergine incoronata
raccoglieremo le patate a maggio
mia madre le venderà al villaggio
Mi chiamo Basya, spezzetto rametti per la stufa
coi cani che giocano a mordersi la coda
sulla porta di casa
Dentro c’è mio nonno Alyosha seduto sul letto
davanti al televisore
Ogni giorno guarda sempre lo stesso film
con la sigaretta che pende dalle labbra secche
e una camicia a quadri coperta di cenere
Pensa di essere il samurai del film che sta vedendo
ripete le battute a ogni colpo di spada
e muove il braccio destro con deboli fendenti
Mia zia Zemfira ha due anelli d’oro
che pendono pesanti dai lobi delle orecchie
e una pipa di schiuma
Strofina uno zolfanello e lo guarda
dritto negli occhi
Lei sa quando un vecchio è pronto a morire
Io sono Zara, ho solo una sorella che gioca
con bambole di pezza
Ha fili di perle tatuati sulla pelle
e trecce nere fatte con code di cavallo
Lei sogna un principe ogni notte
che la porti via dal villaggio
su un cavallo col fiocco rosso tra le orecchie
e briglie colorate
che vola con le ali sulle cupole dorate
delle chiese ortodosse
che puntano il dito al cielo
e bucano le nuvole quando sono basse
Nell’attesa che arrivi principe e cavallo
facciamo il gioco delle mani allo specchio
e passiamo il tempo sedute a sognare
in riva al ruscello dove l’acqua resta ferma
e si lascia solamente guardare
Foto di copertina generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine