Per la prima volta in scena Bailamme, dal turco bayram: confusione di gente che va e viene, baraonda. Il mondo di oggi non è forse una baraonda? Un susseguirsi di improbabili governi, crisi economiche, attacchi terroristici, minacce nucleari. È in questo clima di “confusione” che i personaggi di Bailamme prendono vita.
Dagli “ultimi” in conflitto fra loro, la parte di popolazione che, sempre più vicina alla soglia di povertà lentamente subisce un processo di schiavizzazione, ai “potenti della terra”, stralunati, viziati ed ipocondriaci. Fra loro troviamo Cristopher, l’ingenuo guardiano dello zoo, che per cercare Berta, una scimmia scappata dalla gabbia, si imbatte in una serie di eventi che lo portano a diventare il nuovo Messia hashtag anni 2000. Un Cristo pronto a costruire una gabbia che ospiti animali di ogni specie e uomini di tutte le nazionalità per farli convivere in armonia ..”Niente più Paesi ma un “mondo unico”, un’economia globalizzata, un solo “governo mondiale” (selezionato, più che eletto) ed una “religione universale”, insomma una gabbia di acciaio talmente grande che non se ne vedono più le sbarre“.
Una scrittura scenica che prende in prestito dalle opere di Brecht lo stile drammaturgico e le tematiche, da cui si sviluppano gli intrecci. Emerge sulla scena una fotografia del mondo contemporaneo, in questa versione brechtiana-pop. Il dramma “racconta” fenomeni economici, politici, religiosi, storici e culturali del nostro tempo, attraverso buffi e sgangherati personaggi che dalla scena arrivano al pubblico facendolo interagire nell’azione scenica, facendolo diventare parte della storia, della nostra storia.
Lo spettacolo si autodenuncia fin da subito come messinscena, abbattendo la quarta parete e scrollandosi di dosso ogni sorta di naturalismo.
La drammaturgia è suddivisa in 14 quadri, come le istanze della Via Crucis, presentati dal narratore. In questo gioco meta-teatrale strutturato da diversi livelli stilistici (narrazione e azione, linguaggio solenne e popolare, canto e parlato, economia politica e registro grottesco, religione e demistificazione) i temi si materializzano in situazioni grottesche, tese fino a limiti che non permettono di identificarsi e cariche di segni sovrapposti che moltiplicano le prospettive da cui guardare i fatti.
Circa una cinquantina di personaggi si alternano, rappresentati da 10 attori nell’ azione scenica demarcata da un quadrato di luci, caratterizzata dal ritmo incalzante e dalle parole del narratore, che svela quegli ingranaggi noti a pochi, ma che regolano la vita di milioni di persone. I personaggi non sono definiti da una psicologia, bensì da una funzione sociale: dall’alienato guardiano dello zoo (che poi diventerà il nuovo Cristo) al miserabile venditore di bestemmie, per finire ai detentori del potere in giacca, cravatta e costume da bagno.
Bailamme nasce sicuramente dalla sensazione di impotenza mista a solitudine.
Se l’uomo è un animale sociale, una volta arrivati a questo punto, in cui gli ultimi sono contro gli ultimi, in cui il capitalismo irrazionale diventa l’unico valore, dove si va? E cosa ne resta del potenziale umano?