Bagnoli è per Napoli, per l’amministrazione comunale cittadina, un banco di prova di primaria importanza. Le scelte sul suo destino non sono semplici variabili urbanistiche o applicazioni di normative vecchie o nuove che siano. Sono sfida per lo sviluppo di una città che ha abbandonato un scelta industriale (con tutto ciò che questo ha comportato in termini umani, economici, sociali e di eco-sostenibilità.
Bagnoli, però, è anche la cartina di tornasole del fallimento di tante amministrazioni cittadine, di scelte sbagliate, di clientelismo e affarismo elevati all’ennesima potenza; di un territorio stracciato e stuprato e di assoluta vacuità nei programmi e nelle prospettive per il futuro.
Quella che fu la zona dell’industria pesante ora va riconvertita e non tanto con la progettualità ma con i fatti reali. Il governo, Matteo Renzi, hanno ben pensato di percorrere allora la strada della commissarizzazione di Bagnoli, di leggi speciali, di gestione Governativa centrale di una realtà locale con l’esautorazione “de facto” e “de lege” di queste e delle amministrazioni comunali successive. Le parole del sindaco De Magistris non sono solo di estrema amarezza ma anche piccate e venate di delusione umana verso chi fino a quache anno fa guidava un’amministrazione comunale: “Esprimo un sincero sentimento di rammarico e disapprovazione per il provvedimento Sblocca Bagnoli, si fa per dire. Rammarico perchè rappresenta un’inversione totale di rotta rispetto al percorso di collaborazione istituzionale intrapreso da Governo ed enti locali. Un percorso durato diversi mesi e culminato, il 14 agosto, nella firma di due documenti, fra cui un protocollo per la formulazione di un accordo di programma quadro che oggi, nonostante la sottoscrizione del presidente del Consiglio, appare ridotto a lettera morta”.
Oggi si è saputo, poi, che ci sarà una S.P.A. a condurre le danze, quindi un commissario affiancato da un soggetto gestore in forma societaria. Ancora il sindaco con amarezza: “Un accordo di programma quadro scavalcato da un commissariamento che non ci preoccupa, come sostiene qualcuno, solo per un problema di metodo, ma al contrario ci inquieta per ragioni di vero e proprio merito. Il provvedimento, che appare dilatorio anche sul piano dei tempi rispetto all’ accordo di programma quadro, risulta nei fatti una vera e propria espropriazione della democrazia rappresentativa locale, configurando una violazione degli equilibri di poteri costituzionali esistenti, in un sistema democratico, fra i diversi attori istituzionali e ferisce che ad adottare un provvedimento simile sia un governo presieduto da un ex sindaco”.
Lo “Sblocca Italia” che contiene queste decisioni su Bagnoli è un decreto e quindi si basa su necessità ed urgenza per acquisire validità. De Magistris continua: “Non c’erano ragioni, in termini di emergenza ed inerzia, in questo momento, per scegliere la strada dell’esproprio delle funzioni costituzionali; non c’erano le ragioni per un provvedimento che appare di squisita matrice centralistica più che democratica. Avevamo superato la stagione dell’opaca amministrazione individuando un management di persone oneste e competenti per il superamento della Bagnolifutura; è stata adottata una delibera di giunta con cui si è dato mandato ai servizi di pianificazione urbanistica di predisporre gli atti finalizzati alla formazione di una variante alla strumentazione urbanistica vigente nel pua Bagnoli-Coroglio; è stata emanata un’ordinanza senza precedenti con cui, secondo il principio del ‘chi inquina paga’, abbiamo intimato ai soggetti responsabili dell’inquinamento industriale di procedere alla bonifica: Fintecna e Cementir”.
Oggi, invece, i poteri relativi alla proprietà delle aree passa nelle mani del soggetto attuatore ma, anche qui il sindaco ha qualcosa da precisare: “Esautorando la democrazia e la città, nei suoi organi di rappresentanza, quali garanzie abbiamo rispetto al pericolo di un’ennesima stagione di speculazione? Una speculazione che insisterebbe su un’area che non può e non deve vedere in alcun modo aumentate le cubature di cemento a danno delle metrature di verde e di recupero del mare e della spiaggia per tutti. Ho rappresentato, personalmente, ai massimi vertici istituzionali dello Stato tutte le nostre perplessità, contrarietà e preoccupazioni, rispetto al destino di una porzione di territorio che è, certo, un sito di interesse nazionale, ma anche e soprattutto una parte importante, sul piano socio-ambientale, della nostra città”.
Quello di Renzi suona proprio come un colpo di spugna, un accusa malcelata d’incapacità di gestione della situazione da parte della città. De Magistris non ci sta e rilancia: “Noi eravamo pronti a chiudere un accordo di programma in tempi rapidi, sicuramente più celeri di quelli che verranno impiegati per la conversione di questo decreto legge. Un accordo che avrebbe garantito anche l’effettiva collaborazione istituzionale e le rispettive competenze che la Costituzione riconosce al Governo in materia ambientale e dei livelli essenziali delle prestazioni, alla Regione e alla città metropolitana in materia di programmazione territoriale e infrastrutturale, ed al Comune per le scelte di sviluppo urbanistico”.