Non so quando sia finita per me la storia di Babbo Natale. Quasi tutte le persone con cui parlo odiano ancora il compagno di scuola, la sorella grande, il figlio della vicina che poi è finito in galera ( e giustamente, se lo meritava) per avergli detto che “Babbo Natale non esiste, scemo che non sei altro!”. Io non ricordo niente di tutto questo.
So che dovevo ringraziare la zia di Carmagnola per il gioco scatola di Rischiatutto, la zia di Racconigi del Dolce Forno, lo zio di Sommariva che aveva uno schianto di fidanzata (che non potevo ancora chiamare zia ma che mi aveva regalato per la cresima “Elvis: As Recorded Live on Stage in Memphis”), gli zii di Ventimiglia che facevano arrivare pacchi enormi con corrieri che dovevano sempre sperare che non chiudessero il Colle di Tenda per neve.
Poi c’era quella signora che mi guardava tutto il giorno e che mi chiedeva ” e tu cosa regali a ai tuoi genitori? se vuoi ti aiuto a scegliere così non butti via i soldi in sciocchezze”…… Insomma col fatto che sotto l’albero c’erano un pacco per me e uno per mio fratello e “l’albero si fa solo per i bambini” e mi hanno tolto il latte a due settimane, il pannolino a 8 mesi e a un anno camminavo, anche se sono discalculico ancora adesso so da sempre che “Grazie Mamma, grazie Papà” vuol dire “Babbo Natale non esiste”.
Ed è per questo che quando un bambino mi chiede “ma tu ci credi a Babbo Natale” io rispondo sempre “SI”. “Ma in carne e ossa?” io rispondo “Che differenza Fa?” ” E il topino dei denti? I draghi? E i sogni? E i……..” “Si” Perchè so cosa significa vivere nel ridimensionamento delle aspettative di magia anche prima di avere l’Appendino come sindaca. Per cui anche se questa poesia è il chiaro segno di una consapevolezza che diventa tale, so che il messaggio che “lo spirito si nutre nel tutto” è passato e mai morirà per lo squarcio nel velo di nessun tempio.
Foto generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine