Autunno, tempo di conserve. In questi mesi in una casa su quattro ci si mette ai fornelli circondati di vasetti e pentole a preparare conserve fatte in casa per garantirsi un’alimentazione più genuina, naturale, 100% nazionale e ridurre gli sprechi. I dati emergono in seguito a un’indagine Coldiretti/Ixe’ presentata al Villaggio contadino a Bologna.
La preparazione delle conserve in casa secondo una tradizione del passato sembrava destinata a perdersi ed è invece tornata di grande attualità di fronte ai ripetuti scandali alimentari e all’esigenza di garantire la qualità e la naturalità dell’alimentazione. Il risultato è il ritorno di comportamenti virtuosi che si esprimono anche nei riti settembrini della preparazione delle conserve fai da te, con intere giornate trascorse per recuperare il prodotto, pulirlo, lavorarlo, cucinarlo e metterlo in vaso. Una maggiore attenzione rispetto al passato viene riservata alla scelta delle materie prime che spesso vengono acquistate direttamente dai produttori agricoli in azienda, nelle botteghe o nei mercati degli agricoltori a chilometro zero di Campagna Amica.
L’attività di trasformatori “fai da te”, comunque, comporta l’osservanza di precise regole in quanto la sicurezza degli alimenti conservati parte dalla qualità e sanità dei prodotti utilizzati, ma non può prescindere da precise norme di lavorazione che valgono per il settore agroindustriale, ma anche per i consumatori casalinghi, soprattutto nella fase della sterilizzazione. La grande differenza è che nelle conserve casalinghe si possono utilizzare frutta e ortaggi di stagione provenienti dall’Italia che ha conquistato il primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare. L’ultimo report del ministero della Salute sul “Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti” pubblicato in agosto 2019 ha evidenziato la presenza di residui di prodotti fitosanitari superiore alla norma in appena lo 0,9% dei campioni di origine nazionale ma la percentuale sale al 2% se si considerano solo gli alimenti di importazione e tra questi il record negativo è fatto segnare dagli ortaggi dall’estero con il 5,9%.
Conserve casalinghe vs prodotti industriali
Nei prodotti industriali inoltre è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della materie prime agricole solo per i derivati del pomodoro, ma non per quelli della frutta e degli altri ortaggi ed è facile mettere inconsapevolmente nel carrello della spesa marmellate o sciroppati con frutta proveniente dall’Europa dell’est e sottoli realizzati con ortaggi africani o cinesi. L’agricoltura nazionale è la più green d’Europa con l’Italia che può fare da apripista nella Ue sulla trasparenza dell’informazione ai consumatori estendendo a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti e superare l’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga a indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero. “L’Italia grazie al pressing della Coldiretti è all’avanguardia in Europa per la trasparenza delle informazioni sulle etichette degli alimenti ma questo primato rischia di essere cancellato dall’entrata in vigore nell’aprile 2020 delle norme europee fortemente ingannevoli per i consumatori”.