Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Non avremmo avuto mai il “Dolce Stil Novo”, il volgare dantesco, se non fosse stato ispirato e “copiato” dalla letteratura e poesia lirica della Scuola siciliana. La vera cultura non ha confini!
Altra cosa è inventarne una di cultura, dunque, falsa!
L’Unità d’Italia, ad esempio, è stata la narrazione dei VINCITORI. Il Sud ricco, conquistato con l’infamia, divenne colonia del Nord. I condannati a morte e delinquenti, divennero eroi, i conquistatori evangelisti. Rifabbricarono fatti e cause, sulla menzogna che diffusero nei testi di quella scuola. Da Essa non poteva che venirne il male. L’Italia non si è mai veramente mai unita.
Il ventennio mussoliniano, ebbe lo stesso destino. Per confezionarsi una propria identità, edifica la rappresentazione di se: virilità, esaltazione della forza, coraggio, arditezza. Venne, manifestatamente coartata l’architettura razionalista e futurista del Sant’Elia. Ma bisognava però, anche raccontare delle prodezze del regime. Ecco, allora, il solito trucchetto; rivolgersi al Passato! S’ergono evocativi alti colonnati come la monumentalità antica di Roma e trabeazioni narrative. Si sfila in parata coi simboli dei littori. Si da una divisa e un colore ai fanciulli e si sporca, con uno stile vuoto, un risorto grande impero. La sua scuola, infarcita di irreali virtù, é una organizzazione e manipolante di giovani menti. Lo spettacolo durerà molte vittime.
Vale lo stesso per la Lega Nord, che negli anni ’90/2000 tira fuori, un armamentario storico-simbolico inesistente: il fiore delle Alpi, Pontida, il Carroccio e Alberto da Giussano.
Conclusione: ogni movimento politico deve possedere simboli e storie per accreditarsi al popolo, facendo nascere dalla cultura una identità purché non ingannevole.
“Graecia capta ferum victorem cepit …”letteralmente tradotta significa: “La Grecia, conquistata, da Roma, conquistò il selvaggio vincitore” e continua con “et artes intulit agresti Latio; ossia: “e le arti portò nel Lazio agreste. “ (Orazio, Epistole, Il, 1, 156).
Insomma, è certo che Roma conquistò la Grecia ma venne anche, a sua volta, espugnata dalla bellezza della sua cultura. Greggia e ignorante venne incivilita. Furono le ragioni precipue della durata della sua grandezza.
Così avvenne con Alessandro Magno. Straordinario capo del suo popolo, a solo 33 anni (323 A.C- anni della sua morte ) aveva già assoggettato la Grecia, l’Asia, l’Africa del Nord, raggiungendo perfino l’India. Volle che la cultura ellenista, acquisita dai VINTI, restasse sui suoi territori e diventasse macedone-greco-persiano.
Le grandi civiltà sono sempre genesi di grandi movimenti storici e sociali originate da grande idee. Da queste, sorge l’arricchimento integrativo della propria cultura. Nascono reciprocità e sinergie all’interno della società umana. Muta sia che il significato etnologico che la complessità del sapere acquisito in altri contesti.
La questione delle “autonomie regionali ” ad esempio, è sempre la vecchia “questione meridionale”. Ci chiedono di credere alle separazioni regionali. Dicono che avendo autonomia, scaturirebbe una maggiore funzionalità dei territori più avanzati. Dicono anche che queste, si porrebbero a traino delle più povere e inefficaci. Un bufala! Vecchia come il Piano Marshall. La nazione spaccata in due, nasce proprio in quegli anni e dalla stessa visione di strategia espulsiva. Anche l’introduzione dell’art, V nella Costituzione sul Federalismo ne è stata causa, come negli anni ’90/2000 l’alleanza Bossi-Berlusconi, ossia Lega Nord-FI.
Infatti, nel 2010, il Sud viene tagliato fuori dalle scuole. Si vuole instaurare un regime neoliberista ma nordista. Poeti, scrittori, premi Nobel, vengono buttati fuori dai programmi ministeriali e, quindi, dai libri di testo. N’è causa la ministra Maria Stella Gelmini. Dispersi i siciliani Salvatore Quasimodo (Premio Nobel ), Elio Vittorini, Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino, Eduardo De Filippo, Alfonso Gatto, Grazia Deledda, (altro Nobel) Alda Merini, Maria Luisa Spaziani, Matilde Serao, Anna Maria Ortese e tanti altri.
Entrano 17 “integrazioni”: Ungaretti, Saba e Montale, Rebora, Campana, Luzi, Sereni, Caproni, Zanzotto. Ma anche i neorealisti Gadda, Fenoglio, Calvino, Primo Levi che potranno essere integrati da altri autori: Pavese, Pasolini, Morante, Meneghello. Diciassette esempi, diciassette nomi, diciassette luoghi di nascita. Trento e il Nord-Est, tanta Milano.
Un popolo senza cultura unitaria, è un popolo defunto e incapace di programmare il futuro dei propri figli.
Dovrà, dunque, nascere una SCUOLA DEL NORD, …separatista?