“Autobiography – Il ragazzo e il generale” di Makbul Mubarak arriverà nelle sale italiane dal 4 aprile grazie a Cineclub Internazionale Distribuzione. Il film era presente alla 79. Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti ed è stato insignito del Premio FIPRESCI della federazione internazionale della stampa cinematografica.
“Autobiography – Il ragazzo e il generale” di Makbul Mubarak
Lungometraggio d’esordio dell’indonesiano Makbul Mubarak, il film prende spunto da elementi biografici del regista, figlio di un funzionario pubblico che sosteneva il regime dell’ex dittatore Suharto, per raccontare una vicenda che riflette sui temi attualissimi della lealtà e della vicinanza al potere attraverso un thriller intenso. Il film si distingue anche per una notevole raffinatezza delle inquadrature e del linguaggio cinematografico, sorprendenti per un’opera prima. Al centro della vicenda Rakib, un giovane ragazzo che diventa assistente di Purna, ex generale del regime in pensione. Quando Purna inizia una campagna elettorale per essere eletto sindaco, Rakib si lega all’uomo, diventato per lui mentore e figura paterna.
Ritratto intimo di due generazioni
Con un ritratto intimo di due generazioni che vivono sotto lo stesso tetto, il cineasta ripercorre così un doloroso periodo storico della sua nazione, con un storia che presenta forti ed ampie risonanze con la contemporaneità ed una altrettanto forte universalità del tema della lealtà verso lo Stato, ispirando una riflessione sulla necessità morale di porvi dei limiti, sia a livello sociale sia a livello individuale, quando lo Stato non si regge su basi istituzionali pienamente libere e democratiche. Forte è anche il tema della trasmissione da una generazione all’altra di una formazione autoritaria con il culto del capo, tentando di plasmare nell’intimo le coscienze dei giovani in chiave antidemocratica e antiliberale.
Le parole del regista
«Nei trent’anni di dittatura militare in Indonesia, da metà anni Sessanta alla fine degli anni Novanta, mio padre ha lavorato come impiegato del regime – ha dichiarato il regista Makbul Mubarak – Io sono cresciuto, considerando la sua lealtà verso lo Stato come qualcosa di intrinseco alla vita della mia famiglia. Osservandolo, ho imparato che la lealtà è quello che rende una persona degna di rispetto: un principio che ritenevo molto vero e, a quel tempo, soddisfacente. In realtà, più crescevo, più ero assillato da un dubbio: la lealtà è degna di rispetto, anche se e quando è promessa a qualcosa di mostruoso? Se in questo caso smettessimo di essere leali, ciò sarebbe considerato tradimento, o lotta per la giustizia? E ci renderebbe persone buone o cattive? In una società con una tale storia di repressione, cosa ci vuole per potersi definire ‘una brava persona’?».