La diagnosi di autismo cambia la vita delle famiglie, ma i genitori aiutati ad accettarla e a guardare il mondo dal punto di vista del bambino sono stati maggiormente in grado di essere sintonizzati con i loro piccoli durante le interazioni di gioco e di generare un circolo virtuoso che si manifesta in un maggiore benessere dei bambini stessi.
Dunque diventa centrale aiutare le mamme e i papà a sviluppare l’insightfullness: la capacità di comprendere le intenzioni del bambino, per poter implementare poi programmi di intervento volti a supportare la sintonizzazione genitoriale e a migliorare le interazioni tra genitori e bambini con i disturbi dello spettro autistico. In questo lavoro l’Istituto di Ortofonologia (IdO) ormai vanta un’esperienza consolidata, avendo aiutato dal 2004 ad oggi migliaia di famiglie e di genitori. Il lavoro è stato presentato nel dettaglio a psicologi, pediatri, neuropsichiatri infantili, logopedisti, psicomotricisti, educatori professionali, insegnanti di sostegno e curriculari, pedagogisti, operatori del settore e genitori, oggi in occasione della quarta lezione del corso gratuito IdO dedicato al Progetto riabilitativo Tartaruga – DERBBI.
Il corso è promosso insieme alla Fondazione Mite con il patrocinio della Società italiana di pediatria (Sip). Tutte le lezioni sono visibili sul sito: https://www.ortofonologia.it/autismo-progetto-riabilitativo-tartaruga-derbbi-2/
Sono quattro le iniziative destinate alle famiglie: la Psicoterapia Diadica Breve (PDB) che dal 2015 ad oggi ha supportato 70 mamme e papà; il progetto ‘Mamme a Bordo’, che dal 2015 ad oggi ha aiutato 164 mamme dando vita a 41 gruppi di lavoro, di cui 8 solo da settembre 2020; 12 gruppi ‘Mamma-Bambino’ l’anno formati da 4 mamme, 4 bambini e 2 operatori, in cui sono inseriti anche bambini che rientrano nello spettro autistico. Infine, i gruppi destinati solo ai papà, 8 l’anno per un totale di 6-10 papà a gruppo. Queste ultime due tipologie di gruppi sono nati nel 2004 all’interno dell’approccio evolutivo a mediazione corporea dell’IdO, denominato progetto riabilitativo Tartaruga – modello DERBBI (Developmental, Emotional Regulation and Body-Based Intervention).
In aiuto dei genitori l’IdO ha, quindi, messo a punto dei setting di PDB che vedono coinvolti in alternativa e/o in co-presenza sia il padre che la madre insieme al bambino all’interno di un ciclo di dieci sedute e in uno spazio di assessment terapeutico che viene modificato successivamente in base alle esigenze del figlio e/o della famiglia. Il progetto ‘Mamme a Bordo’ prevede, invece, un setting di terapia diadica in gruppo (ogni gruppo è costituito da 4 diadi madre-bambino e ha una durata di 1 anno) ed è rivolto a bambini della fascia 0-3 anni che presentano una vulnerabilità nell’area comunicativo-relazionale. Nel setting di terapia diadica in gruppo ‘Mamma-Bambino’ il terapeuta sostiene i genitori nella comprensione e nella costruzione di modalità comunicative funzionali, rielabora con loro i vissuti legati alla relazione con il figlio e si pone da modello e da mediatore per ampliare le potenzialità del bambino con disturbi nell’area comunicativo – relazionale. Ma le attività non finiscono qui: ci sono anche i gruppi di counseling rivolti alle mamme, i gruppi di counseling rivolti ai papà e infine gli spazi di counseling rivolti alle coppie genitoriali. Ogni intervento IdO è sempre costruito sul singolo bambino ed è personalizzato sulla base delle singole individualità.
L’esperienza dell’IdO accanto alle famiglie è stata messa nero su bianco all’interno di uno studio pubblicato nel 2020 sulla rivista scientifica ‘Frontiers in Psychology’ dal titolo ‘Sintonizzazione, insighftulness e accettazione della diagnosi nei genitori di bambini con autismo: implicazioni cliniche’, condotto da esperti IdO e realizzato in collaborazione con il professore Giulio Cesare Zavattini del dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica della Sapienza. La ricerca si è basata su un campione di 50 genitori (26 madri e 24 padri) di 26 bambini di età compresa tra 24 e 58 mesi, videoregistrati durante le interazioni genitore-figlio e poi intervistati su ciò che le mamme e i papà pensavano fossero stati i vissuti dal bambino durante l’interazione di gioco, nonché su quali fossero stati i loro sentimenti e pensieri rispetto alla diagnosi del bambino. Le interazioni di gioco sono state poi esaminate utilizzando un protocollo di codifica per valutare la sintonizzazione dei genitori. “Non è stato una sorta di parent training- sottolinea Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie IdO- non sono delle indicazioni che si danno al genitore a priori, sono invece indicazioni che nascono dall’osservare la sua relazione. Guardiamo l’interazione con il bambino e aiutiamo il singolo genitore a migliorare la relazione con suo figlio. Si apre tutta una riflessione sugli stili di attaccamento in una visione sempre psicodinamica”. Nel progetto terapeutico evolutivo Tartaruga “utilizziamo soprattutto il progetto ‘Mamma a Bordo’, ovvero il lavoro congiunto madri-bambini, e anche la terapia diadica nei casi in cui riteniamo che sia positiva. Nell’autismo ad esempio- aggiunge Di Renzo- preferiamo la gruppalità perché, creando più livelli di integrazione, è un aiuto maggiore”.
I progetti ‘Mamme a bordo’ e ‘Mamma-bambino’ sono nati, infatti, per lavorare sulla dinamica relazionale madre-bambino e facilitare, attraverso la condivisione ludica, la sintonizzazione affettiva. “Lo scopo è proprio quello di aiutare i genitori a riconoscere i bisogni reali del bambino per poi rispondere adeguatamente alle sue esigenze”. Il concetto “fondamentale della diadica, come viene attuata anche in Israele, con cui abbiamo avuto importanti scambi- spiega Di Renzo- è di aiutare il genitore a sintonizzarsi con il bambino, migliorando la sua capacità di interpretare i comportamenti del figlio. La terapia diadica infatti migliora l’insightfulness, quella ‘comprensione empatica’ che sostiene il genitore nell’imparare a guardare il mondo interiore dal punto di vista del bambino coinvolto, ad esempio, in un disturbo dello spettro autistico”. La terapia diadica proposta dall’Istituto di Ortofonologia, in particolare, è “legata a un approccio di fondo, che prevede sempre la presenza attiva del terapeuta non solo come contenitore mentale, ma anche come attivatore dell’esperienza. Il terapeuta stimola il gioco e interviene nella dinamica madre-bambino per facilitare la comunicazione tra i due. Inoltre, è previsto un momento di riflessione in cui è possibile rivedere l’interazione con il genitore. La riflessione è importante perché facilita maggiormente il cambiamento. Quindi, piuttosto che essere solo osservatori e interpreti, i terapeuti dell’IdO entrano nella dinamica genitore-bambino per favorire nuove interazioni”, conclude Di Renzo.