Autarchia fascista? Solo fascista? Che legame c’è stato e c’è tutt’ora con il sistema economico e le sue crisi cicliche? Sono domane che nascono spontanee alla luce della piega che sta prendendo l’economia mondiale soprattutto alla luce dell’ennesima crisi energetica ed alimentare che stiamo vivendo.
L’idea dei corsi e ricorsi storici di vichiana memoria non può non farsi strada in noi in questo momento così delicato della vita internazionale, soprattutto, poiché finora ci hanno detto che viviamo in un’economia globalizzata ed interconnessa.
In realtà quello che torna alla mente prepotente è l’assunto di economia politica enunciato da Marx che nel “Capitale” sottolineando le incongruenze del capitalismo tracciava una linea chiara ed inequivocabile.
Karl Marx – Il Capitale – 1867
“Le crisi cicliche rappresentano il modo con cui il capitalismo supera momentaneamente le sue contraddizioni e riavvia una fase di sviluppo, ma ogni volta che questo avviene le contraddizioni si accumulano e vengono spostate in avanti, causando la preparazione di nuove crisi”
L’autarchia fascista, in un determinato periodo storico legato ad un discorso di chiara economia di guerra fu un modo per rispondere ad una di quelle crisi cicliche di cui accennavamo o fu qualcos’altro?
Che intendiamo per autarchia?
Citando testualmente la Treccani la definizione di Autarchia risulta essere declinata più o meno così:
Treccani – Autarchia
Termine usato in economia politica per indicare l’indipendenza assoluta o relativa permanente o temporanea, della vita economica di un paese, concepito come mercato chiuso
Autarchia, quindi, è la declinazione, nelle dovute forme economiche, dell’idea di bastar a se stessi. Un Paese che autoproduce tutto quanto le serve e che si chiude agli scambi commerciali con gli altri Paesi. Un’idea completamente agli antipodi della globalizzazione.
Quando arrivò l’autarchia in Italia ?
Era il 31 Agosto del 1935 quando, anticipando le ritorsioni che la Società delle Nazioni avrebbe dovuto applicare al nostro Paese , Mussolini pronunciò le testuali parole: l’Italia «farà da sé» che segnavano la proclamazione dell’Autarchia, vera e propria architrave di quella che sarà l’economia di guerra in cui stava sciaguratamente trascinando tutti.
Di li a poco veniva dichiarata la guerra all’Etiopia e le sanzioni internazionali non tardarono ad arrivare usate dal regime fascista come benzina sul fuoco.
Che tipo di politica economica mise in atto Mussolini?
Se di vera e propria politica economica del fascismo si può parlare e non invece di linea politica ed economica dettata da Mussolini, questa era sicuramente d’ispirazione liberista molto spinta tutta a favore di industria e latifondo a totale scapito del salario operaio e contadino. Storica in tal senso la celeberrima “Battaglia del Grano” condotta dal duce in prima persona nell’agro pontino a mietere a torso nudo.
Conculcando, poi, mano mano tutti i diritti civili di lavoratori e cittadini in genere in un’escalation cruenta e l’abbraccio mortifero con il nazismo passando per la promulgazione delle leggi razziali e dell’entrata in guerra al fianco di Berlino e Tokyo.
In che consiste la politica dell’autarchia?
La politica dell’autarchia, già molto proditoria nella teoria quando divenne pratica in Italia portò ad una regressione del sistema economico senza precedenti. La recessione innescata avrebbe prodotto sicuramente tantissimi danni che oggi non possiamo quantificare solo perché tutto precipitò nella seconda guerra mondiale.
Quali sono i paesi autarchici oggi? Ce ne sono?
Possiamo affermare che oggi nessuno stato al mondo si potrebbe mai sognare di abbracciare l’idea dell’Autarchia. Vero è che alcuni Paesi sono stati costretti a percorrere questa strada anche non volendo farlo in quanto sotto condizioni di embargo molto prolungato come quello, iniquo, attuato dagli Stati Uniti nei confronti di Cuba.
Oggi l’incognita dell’instabilità internazionale con i venti di guerra che spirano sull’Europa orientale ed i tanti focolai sparsi nel terzo e nel quarto mondo non lasciano presagire nulla di buono, specie se li si somma con la crisi energetica mondiale che unita agli sconquassi climatici chiama tutti ad equilibrare i propri modus comportamentali.
Una cosa è certa, oggi più che mai tutti devono essere consci del fatto che “nessun uomo è un’isola”