Aurelio Cozzolino vive in un paese a Nord di Napoli definito negli anni ’70 un ramo della corona di spine.
La sua famiglia di sarti antichi si è sollevata dalla mediocrità per fare il salto nell’eccellenza.
Tutta la famiglia è coinvolta nella produzione, Aurelio, secondogenito ha studiato architettura, è un bravo disegnatore, la maggior parte dei modelli di successo sono il frutto della sua matita.
Ma Aurelio non si vuole occupare di altro, sfugge ai problemi pratici, è omossessuale convinto.
E’ un trentenne alto, magro, biondo e di gentile aspetto
Da alcuni mesi è Assessore all’ecologia al comune, non voleva farlo, ma la famiglia lo ha obbligato, si deve ricambiare l’aiuto dato alla Cozzolino Maison per penetrare nel mercato americano dell’abbigliamento. L’assessore deve far si che la raccolta rifiuti venga assegnato per cinque anni ad un’azienda segnalata da Don Domenico Scicchitano il capo camorra della zona
Aurelio malgrado il suo impegno pubblico, pratica con accanimento i vizi soliti: prostituti, gioco d’azzardo.
E si è indebidato irrimediabilmente. Con gli usurai garantisce Do Scicchitanno. Ma i guai non arrivano mai da soli ed Aurelio è stato beccato dagli sbirri nel negozio dell’egiziano Aqabal Khan, dove si spaccia droga e si prostuiscono giovani medio orientali.
Quella notte il prostituto che è insieme ad Aurelio ha una crisi per overdose e gli muore accanto. Aurelio non si è accorto di niente anche lui inebetito da una potente dose di cocaina
Gli sbirri lo tengono sotto sorveglianza dopo gli esposti anonimi sulla irregolarità dell’appalto “monnezza”, sono stati chiamati dall’egiziano, loro informatore, fanno irruzione ed arrestano Aurelio.
Il mattino dopo si rende conto che gli sbirri avrebbero chiuso gli occhi sulle sue trasgressioni se avesse svelato i rapporti tra i politici e Don Scicchitano. Il giudice Pitteri per dargli tempo per riflettere ha disposto l’arresto domiciliare di
Aurelio nella villa Cozzolin, nel fiordo di Furore.
La sorveglianza avviene sia con la cavigliera, sia con una pattuglia ferma sulla provinciale.
Dalla villa parte un vottolo scavato nella roccia che conduce alla spiaggia non visibile dalla strada. Aurelio così può ricevere di nascosto visitatori via mare. Così ha ricevuto dal fratello un cellulare anonimo,
Appena sveglio Aurelio mette la caffettiera sul fornello e dopo un caffè triplo riflette.
Si è reso conto che la maggior parte degli usurai sono prestanome del Don. Davanti alla tazza di caffè tiepida Aurelio riflette, sa bene che dando a Pitteri Don Scicchitano si cancelleranno tutti i debiti. Non deve rischiare, il padrino ha molti amici in tribunale che potrebbero chiudere i pericolosi spifferi. E lui lo è. Pitteri gli deve garantire una nuova identità, il trasferimento in un luogo segreto e sicuro, solo allora fornirà le prove che incastrano i politici e Don Scicchitano. Si affaccia alla terrazza, all’imbocco del fiordo è apparso un motoscafo blu con i vetri curati.
Arrivato a metà dell’insenatura il motoscafo spegne il motore e accosta alla riva. non Dal motoscafo scendono due tizi nerovestiti, con occhiali scuri, i guardaspalle di Don Scicchitano, non si muove mai senza di loro. Giunti al culmine della gradinata il primo guardaspalle, da voce: Cozzolino siamo i gemelli Piccolomini ti abbiamo trovato. Il Don è molto dispiaciuto e preoccupato. Ti vuole parlare. Egli è qui!” e mostrano il motoscafo in basso.
Dall’ oblò di prua spunta una mano, fa un gesto di richiamo.
Aurelio obbedisce, scende velocemente e sale a bordo.
Don Scicchitano, alto due metri, largo un metro e mezzo, tutto in lui è over size, è seduto su un divanetto, ne ingombra i tre quarti. Aurelio cerca di rimpicciolirsi e gli siede accanto. Il Don lo guarda in silenzio, poi gli prende la mano destra, la carezza, con tono sussurrato, morbido, da voce bianca: “Mio piccolo Aurelio cuore del mio cuore, cosa mi combini, ti sei fatto beccare dagli sbirri, stai chiacchierando troppo con quel figlio di puttana di Pitteri. Ti hanno promesso una nuova identità ed un rifugio sicuro.
Con me non esistono rifugi sicuri, ti troverei ovunque. Sei fuori di una montagna di soldi e non hai di che pagare. Ho parlato con tuo padre, ho libertà di azione grazie a queste sue parole: la famiglia non farà fronte ai vizi di un uomo inutile, un nulla pieno di niente. A questo punto non ho scelta, tra qualche ora troverebbero il tuo cadavere sulla riva del fiordo, così non paghereresti nulla, così sarebbe anche una lezione per tutti che con Don Scicchitano non si sgarra.
E così si risolverebbe anche l’altro problema, non avresti tempo di pentirti e non sveleresti gli affari di famiglia. Ti lascerei alle cure dei gemelli Piccolomini che provvederebbero con sollecitudine e tu arriveresti alla fine con grosse sofferenze. Ti è chiaro tutto il quadro? Ma sono buono e ti faccio scegliere, se hai il coraggio di fare da te, uomo inutile, come ti chiama tuo padre. Ora scendi, devo fare colazione, ho molta fame. Aspetto qui tue notizie insieme ai miei gemelli”
Aurelio rimane in silenzio, si limita ad annuire. Scende dal motoscafo, imbocca la gradinata e ritorna sulla terrazza. Sul tavolino la caffettiera, il caffè è ancora tiepido , se ne versa una tazza, cerca di non pensare a nulla. Non ha scelta. Nel vecchio armadio c’è un cassetto segreto sfuggito alla perquisizione, prende dei documenti e li infila in una busta a soffietto. Si prepara un mix di pillole, lo versa in una abbondante dose di whisky torbato. Scende lentamente sulla spiaggia sorseggiando la bibita. Si spoglia, manda un cenno di intesa verso il motoscafo del Don, si tuffa e si allontana nuotando verso l’uscita del fiordo accompagnato dal motoscafo. La cavigliera manda il segnale di allarme.
I poliziotti accorrono, a metà della gradinata si accorgono di un corpo che galleggia a pancia in giù davanti agli scogli all’ingresso del fiordo. Il motoscafo ha preso il largo.
Sulla riva, un mazzo di chiavi, il cellulare anonimo, un libro con la copertina rossa dal titolo l’utilità dell’inutile, la busta a soffietto indirizzata a Pitteri. Aurelio Cozzolino uomo inutile ha chiuso i conti.
Foto di copertina generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine