Berlusconi sferra un attacco frontale alla Costituzione.
“Un inferno governare con queste regole”
Eccoci a commentare l’ennesima “sparata” di un personaggio che vorrebbe essere insignito del titolo di statista e che, invece, rivela ogni volta di più la sua indeguatezza non solo politica, ma sopratutto umana. Questo signore di cui, volontariamente, non ripetiamo nemmeno il nome perchè superfluo e perchè quel minimo di pudore intellettuale che residua in noi lo impone. Nella sua inesaurabile escalation quotidiana, propria del delirio di chi si crede onnipotentente e non lo è, di esposizione della propria mancanza di rispetto verso gli altri e nel suo sport preferito che lo vede primeggiare nell’opera costante di demolizione programmata del nostro Paese, sia nella sua fisicità che nella sua architettura legislativa, dopo essere transitati per “leggi ad personam” di ogni tipo, demolizione sistematica della magistratura come potere bilanciante; leggi bavaglio per tenere sempre più all’oscuro la poca opinione pubblica resuduale di questo Paese; ora è la Costituzione il bersaglio (quello vero) dell’opera di “non-governo” sua e della maggioranza che (purtroppo) gli è stata assegnata dalle ultime elezioni. E’ chiaro che sulla base di chi, dalla sua posizione, definisce un Inferno l’Italia non è possibile alcuna discussione. La radicalizzazione dello scontro politico è inevitabile, se dall’altra parte esiste qualche minimo di decoro personale e di partito. La cosiddetta minoranza è ora che si dia una bella scossa e decida cosa fare per fronteggiare protervia e presupponismo portati all’ennesima potenza ed eletti ad azine di governo. La misura è colma. Non esistono più margini di dialogo deve, finalmente, venire fuori una forza che si erga in contrapposizione di chi, lucidamente, pronube le classi imprenditoriali e dirigenti, e con l’avallo dei veri poteri forti di matrice finanziaria e fideistica sta distruggendo quanto venuto fuori dalla lotta di liberazione dell’Italia da quel giogo di un ventennio fascista che ora si affaccia di nuovo prepotentemente alla finestra e viene invitato ad accomodarsi nel salotto buono del Paese con la scusa della crisi mondiale e dei sacrifici che tutti dobbiamo fare, eccetto chi li decide.