(Adnkronos) – Era molto più ampio, ed includeva anche obiettivi militari vicino Teheran, il piano di risposta originale con cui Israele intendeva ‘punire’ l’Iran per l’attacco lanciato con droni e missili nella notte tra il 13 ed il 14 aprile. Lo scrive il New York Times, citando funzionari israeliani e occidentali a condizione di anonimato, secondo i quali aerei da combattimento dello Stato ebraico hanno lanciato “un numero limitato di missili” da diverse centinaia di chilometri a ovest dell’Iran, e anche piccoli droni d’attacco, noti come quadricotteri, “per confondere le difese aeree iraniane”.
Un singolo missile ha colpito una batteria antiaerea nell’Iran centrale, che probabilmente faceva parte del sistema di difesa aerea S-300 schierato a protezione dell’impianto nucleare di Natanz. Un altro missile è esploso a mezz’aria. Secondo un funzionario israeliano, sarebbe stato distrutto dall’Aeronautica militare “una volta che è diventato chiaro che il primo aveva raggiunto il suo obiettivo, per evitare di causare troppi danni”. Secondo una fonte occidentale, invece, l’esplosione sarebbe stata causata semplicemente da “cattivo funzionamento”.
Il giornale statunitense sostiene, tuttavia, che Israele inizialmente aveva programmato l’attacco per il 15 aprile, ma ha rinunciato all’ultimo per il timore che Hezbollah potesse “aumentare in modo significativo l’intensità dei suoi attacchi nel nord di Israele”. Lo Stato ebraico non ha rivendicato ufficialmente il contrattacco, anche se molti dei suoi leader hanno lasciato intenderne la responsabilità, mentre l’Iran ha minimizzato la portata della risposta. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)