Più si sviluppano i sistemi informatici, più la nostra vita è scandita da banche dati di ogni tipo e specie e maggiore diventa il rischio che singoli hacker isolati o vere e proprie organizzazioni si dedichino a “rubare dati” di propria iniziativa o, addirittura, su commissione ben precisa.
Ecco che ora è toccato ad alcune banche statunitensi, tra cui la JPMorgan. I pirati hanno preso di mira archivi e mailing list e L’FBI ha dovuto aprire un’indagine. Per Bloomberg News JPMorgan figurerebbe nella lista degli attacchi avvenuti a metà agosto da parte di hacker russi, che avrebbero razziato gli archivi delle banche causando “perdite notevoli di dati sensibili”. Cinque in totale gli istituti colpiti dai cyber-attacchi.
Ma non è certo questo l’unico caso: proprio di recente è stata resa nota la notizia che è stato messo sotto attacco il sito web della Banca Centrale Europea (BCE), per rubare indirizzi di posta elettronica e informazioni di contatto dei giornalisti e partecipanti ai seminari.
Anche la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, sarebbe stata vittima di attacchi nel mese di luglio. Insomma, sono sotto attacco le più alte istituzioni internazionali che possono essere oggetto di attenzioni come queste che possono mettere potenzialmente a repentaglio intere economie.
La perdita di dati sensibili non è un “reato” da prendere sottogamba, tutt’altro; questi dati sono oggi merce molto ambita da chi ‘lavora’ con dati coperti da privacy. Non è solo la questione delle possibili truffe ma “atti di spionaggio” veri e propri a cui i governi devono pensare come mettere argine per la sicurezza di tutti.