ATO Art Takes Over presenta da martedì 29 giugno Unterwegs (In viaggio), una mostra d’arte contemporanea allestita nelle vetrine di via della Spiga 48 a Milano con le opere di Kerstin Brätsch e Judith Hopf, artiste tedesche di fama internazionale rappresentate rispettivamente dalle gallerie milanesi Gió Marconi e kaufmann repetto.
Le opere, studiate ad hoc per questa mostra, saranno visibili 24 ore su 24 da martedì 29 giugno fino alla fine di settembre 2021.
Dopo il successo della prima edizione di installazioni d’arte in negozi vuoti nel Quadrilatero della Moda nella primavera 2021, ATO Art Takes Over è lieto di presentare questa seconda edizione del progetto. ATO Art Takes Over rinnova così il proprio impegno rivolto alla rigenerazione urbana del distretto del lusso nel centro di Milano conosciuto come “Quadrilatero della Moda”, situato tra via Montenapoleone e via della Spiga, colpito dalla recente pandemia. Spiega la project manager Nicole Saikalis Bay: “Trasformando boutique vuote in un’opportunità espositiva e incoraggiando la collaborazione tra importanti gallerie d’arte e i proprietari dei negozi, ATO Art Takes Over crea un momento d’incontro tra l’arte contemporanea ed il grande pubblico”.
Come parte del progetto, ATO Art Takes Over continua le #ATO Stories (“Storie ATO”) che accompagneranno ogni nuova edizione con la presentazione di notizie interessanti e aneddoti ad illustrazione del passato del centro di Milano ed in particolare i suoi legami di lunga data con il mondo dell’arte.
La seconda edizione di ATO Art Takes Over presenta due artiste tedesche, Kerstin Brätsch (Amburgo, 1979) e Judith Hopf (Karlsruhe, 1969). Entrambe si dedicano a un esame critico della dipendenza digitale del mondo contemporaneo, con lavori che spaziano dalla pittura, alla scultura, alle installazioni, mentre #ATO Stories racconterà la storia delle prime gallerie d’arte nel centro di Milano a partire dal XIX secolo.
La pratica di Kerstin Brätsch si muove fluidamente tra i medium e tra la pratica individuale e collettiva, dando vita ad ibridi di pittura, design e performance, esplorando la natura e i confini della pittura nell’era digitale.
Per l’occasione, l’artista presenta un marbling painting su carta ed una serie di strutture autoportanti, parzialmente illuminate da luce al neon, che inglobano vetri antichi realizzati in Svizzera e successivamente rielaborati.
In mostra è esposta anche un’opera dell’ultima serie di lavori realizzata dall’artista tedesca con la tecnica dello stucco marmo, in collaborazione con l’artigiano romano Walter Cipriani. Questo processo riprende la tecnica italiana del XVII secolo in cui i pigmenti sono mescolati tra di loro con intonaco bagnato e colla ed infine lucidati per creare un effetto marmoreo.
L’interesse dell’artista nell’uso delle tecniche antiche nasce in parte per preservarle dalla scomparsa. Inoltre l’artista è affascinata dai processi alchemici, nei quali il materiale viene trasformato da semplici ingredienti, come acqua e polvere, in un solido.
Judith Hopf cerca di creare degli interstizi nelle relazioni di potere, inserendo lo humour, il domestico e l’assurdo nello spazio dell’arte, mettendo in discussione i nostri preconcetti ed i nostri stereotipi.
L’importanza sempre più crescente delle comunicazioni digitali è affrontata in Untitled (Email Lines) dove tre fili di luci LED di colore violetto, blue e verde sospesi al soffitto ci ricordano del costante arrivo di e-mail, come elementi di distrazione nella quotidianità. A fianco di questa installazione un gruppo di animali brutalisti in equilibrio precario invade lo spazio: gli erbivori ritratti nel Flock of Sheep sono senza espressione ed immobili, un cenno, secondo l’artista, “alla società flessibile in cui viviamo, dove siamo sempre pronti a passare da un lavoro all’altro”.
In Openings, tessuti trasparenti sono decorati con la tecnica del batik. Ispirandosi alle tappezzerie del XVIII secolo, con illustrazioni di vita coloniale, l’artista ne reinterpreta i territori come isole, pervase di segni misteriosi, spingendoci così ad aprire gli occhi su mondi interiori, impossibili da definire sulla base delle regole e dei parametri della nostra società.
Le installazioni di Brätsch e Hopf saranno visibili sino a fine settembre, offrendo così ai visitatori milanesi e stranieri l’opportunità di una passeggiata nel centro storico di Milano godendosi la vista inattesa di installazioni d’arte contemporanea.
Biografie
Kerstin Brätsch (Amburgo, 1979) vive e lavora a New York. Conosciuta per le sue composizioni colorate e di grandi dimensioni, usa la pittura ad olio ed una serie di altri materiali per esplorare la natura del dipingere nell’era digitale. Dai suoi dipinti più caratteristici, molti dei quali ricordano geodi o superfici marmorizzate, alle sue installazioni ed esibizioni, le opere di Brätsch toccano i temi della collaborazio- ne, la distribuzione di immagini ed il ruolo del caso nella creazione delle immagini stesse.
Una selezione delle sue mostre individuali e collettive comprende: Quadro, Deichtorhallen, Hamburg (2020); Fossil Psychics for Christa, The Museum of Modern Art, New York (2019); Full-Fall presents Kerstin Brätsch, Gió Marconi, Milan (2016); INNOVATION, MMuseum Brandhorst, Munich (2017); Ruine / KAYA_KOVO, Fondazione Memmo, Rome (2018); Kerstin Brätsch and Adele Röder as DAS INSTITUT, Serpentine Sackler Gallery, London, UK (2016); Painting 2.0: Expression in the information age, Museum Brandhorst, Munich, Germany (2015); The Forever Now Contemporary Painting in an Atemporal World, Curated by Laura Hoptman, The Museum of Modern Art, New York, NY (2014); EXPO1: New York, MoMA/ PS1, Long Island City, New York as DAS INSTITUT and UNITED BROTHERS (2013).
Judith Hopf (Karlsruhe, 1969) vive e lavora a Berlino. Spaziando tra video, esibizioni, scultura e installazioni, l’artista utilizza gli oggetti del suo ambiente circostante, vernacolari o di uso quotidiano, come punto di partenza per la sua creatività. Il suo lavoro può essere ricondotto al termine “bricolage”, un metodo descritto in modo molto eloquente da Claude Lévi-Strauss, il cui scritto fondamentale “The Savage Mind” (“La Mente Selvatica”) descrive l’approccio come “lavorare con quello che hai” o come modo di pensare “indomito”. Le opere di Hopf si caratterizzano per il senso dello humor e la semplicità, formulando un linguaggio succinto che interrompe gioiosamente le nostre interpretazioni ed attese routinarie.
Una selezione delle sue mostre individuali e collettive comprende: SMK – National Gallery of Denmark, Copenhagen (2018); KW Institute for Contemporary Art, Berlino (2018); Hammer Museum, Los Angeles (2017); Museion, Bolzano (2016); Neue Galerie, Kassel (2015); 8th Liverpool Biennial, Liverpool, UK (2014); Fondazione Morra Greco, Napoli (2013); Sculpture Center, New York (2014); dOCUMENTA13, Kassel (2012). Judith Hopf è docente di Belle Arti presso la Städelschule a Francoforte.