AstraDoc continua il viaggio questa settimana con un doppio appuntamento che ci porta in giro per il mondo dall’America fino alla Calabria, con due opere presentate in diversi festival internazionali
Si inizia con “La poltrona del padre” di Antonio Tibaldi e Alex Lora, passato in festival di mezzo mondo tra cui l’IDFA di Amsterdam, il Biografilm Festival di Bologna e il Filmmaker Festival di Milano. A seguire, ci sarà Tarda estate di Antonello Scarpelli, un giovane autore italiano che, alla sua opera prima, ha realizzato uno dei film più interessanti selezionati lo scorso anno al prestigioso Visions du Réel di Nyon. Antonello Scarpelli sarà presente al Cinema Astra, introdotto da Armando Andria, storico del cinema.
La poltrona del padre racconta di Abraham e Shagra, due gemelli ebrei ortodossi, avanti con gli anni, che conducono un’esistenza appartata nella loro casa di famiglia. Dopo la morte dei genitori hanno accumulato oggetti e memorabilia di ogni genere, riempiendo i locali senza troppo badare all’ordine e alla pulizia. I gatti randagi sono accettati e si aggirano per le stanze con felina tranquillità. L’inquilino del piano di sopra ha peroÌ€ posto un ultimatum: non pagherà più l’affitto se i gemelli non ripuliranno completamente il loro maleodorante appartamento. Abraham a Shagra non hanno altra scelta, devono aprire le porte di casa a una ditta specializzata. Si daÌ€ cosiÌ€ il via a una traumatica invasione della loro intimità Saranno costretti a confrontarsi con i propri ricordi e il proprio presente, costretti dalle circostanze a cercare un nuovo inizio.
Tarda estate di Antonello Scarpelli ci porta, invece, in un paese in Calabria. Tre gioventù, tre famiglie, tre classi sociali. La stessa condizione immutata di attesa, disperazione e il male di vivere. Questa è stata l’Italia, il Sud, per più di un secolo. Rigorosamente a spalla, la camera cattura, in un modo quasi naturale, questa realtà composta di gesti e parole infinitamente ripetute, dove la sola possibile soluzione è quella eterna dell’emigrazione. Immerso in un’atmosfera malinconica, in un’impressione di tempo rallentato, il film segue un motivo cinematografico ricorrente – quello della fine dell’estate – che significa anche la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta, abbandonare l’ambiente protettivo della famiglia per avventurarsi in un mondo sconosciuto. “Tarda estate” si offre allo spettatore catturando semplicemente questa realtà, senza bisogno di affrontarla apertamente. Al film basta manifestarla, con eccezionale economia di rappresentazione. Tutto è raccontato con un’estrema sensibilità e un raro, molto moderno, equilibrio tra documentario e finzione.