Non sono sceriffi, né controllori, quindi non avranno compiti di vigilanza sull’ordine pubblico. Cosa sono allora gli assistenti civici? Alfieri della gentilezza, sacerdoti della buona educazione. Persone, con tanto di pettorina blu con qualifica scritta, che gireranno per le strade delle loro città invitando le persone, ove si intravede un assembramento, a mantenere il distanziamento sociale. O forse no. Sono fornitori di servizi di pubblica utilità: consegneranno a domicilio alimenti e medicinali, ad esempio. La creazione di questa nuova figura sociale, a metà tra il lavoratore e il volontario, pone nuovi dubbi ma soprattutto alimenta una discutibile visione del concetto di priorità.
Cosa sono gli assistenti civici?
Che la fase 2 dell’emergenza Coronavirus non sarebbe stata facile da gestire lo si era intuito. La ripresa delle attività economiche e il lento riavvio alla cosiddetta normalità deve fare ogni giorno i conti con un naturale senso di paura e la necessità di usare prudenza. Da quando è stato permesso uscire in strada senza restrizioni di orari o di motivazioni è chiaro che nelle strade si siano creati affollamenti. Il ministro per gli Affari Regionali Enzo Boccia, di concerto con l’Anci, ha proposto, così, l’istituzione di una figura, che è quella dell’assistente civico, che aiuti le autorità locali a vigilare sui comportamenti delle persone. Gli assistenti civici dovrebbero quindi assicurare il rispetto delle norme imposte dal Covid 19.
Le polemiche
Il dibattito scaturito dalla proposta del ministro Boccia, in questi giorni, ha visto schierati su fronti opposti sia partiti politici che amministratori locali. Tra chi come il presidente Zaia che parla di “sconfitta sociale” e Toti che invoca un aiuto ai sindaci, e chi come Variari, sottosegretario agli Interni, che ha dichiarato: “Non daremo mai consenso a ronde, sceriffi o guardie civiche, controlli e sanzioni sono materia delle forze dell’ordine“. Ha fatto sentire la sua voce anche la Protezione civile che ha ribadito la necessità per queste figure di un’adeguata formazione preventiva. Posizioni che, al netto dei populismi, pongono obiezioni valide per cui il progetto è stato modificato. Gli assistenti civici, dunque, svolgeranno esclusivamente servizi sociali.
Lavoro vs volontariato
Il bando che prevede il reclutamento di 60.000 unità sarà aperto a tutti gli inoccupati, a coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza o un ammortizzatore sociale. La chiamata sarà su base volontaria e sarà gestita dalla protezione civile che comunicherà alle Regioni i numeri delle persone disponibili e queste, a loro volta, saranno a disposizione dei sindaci. Quando fu istituito, il reddito di cittadinanza prevedeva che i destinatari fossero impiegati in lavori di utilità sociale, pertanto andare ad attingere a quelle liste per reclutare gli assistenti sembra essere coerente. Se parliamo di volontariato, invece, andiamo a toccare un nervo scoperto di questo Paese. Andiamo ad attingere a quel patrimonio sul quale la società fa affidamento da troppo tempo per soddisfare esigenze spesso primarie. Patrimonio che ha conquistato un posto d’onore nel welfare, per esempio, e che continua a essere snobbato per quella mancata corrispondenza tra operato e retribuzione. La filosofia continua, ancora oggi, a essere quella di affidarsi al buon cuore delle persone per garantire equità sociale e oggi anche per rispettare le regole.