È polemica sull’assenteismo. Non è una novità, ma una lucida considerazione in vista della spending review che il Governo dovrà attuare per risparmiare nuove risorse. Da un’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria è emerso che i lavoratori pubblici si assentano il 50% di più rispetto ai privati per un costo complessivo di 3,7 mld.
Dai “fannulloni” denunciati dall’ex ministro Brunetta all’incredibile protesta dei vigili romani di fine anno, quello dell’assenteismo è un fenomeno che non sembra mai estinguersi.
Cgia precisa che tra gli statali si assenta per malattia un dipendente su 4 (circa il 25,9%) e, cosa che desta non pochi sospetti, l’evento morboso o l’indisposizione dura appena una sola giornata. In aumento sono anche le assenze per malattia di durata compresa tra i 2 e i 3 giorni, con un’incidenza sul totale degli eventi che è pari al 36,1% nel pubblico e al 31,2% nel privato. Anche Confindustria, supportata dai dati del Conto Annuale della Ragioneria di Stato, conferma che la malattia è la prima causa di sospensione dell’attività lavorativa con 10 giorni di assenza pro capite nel settore pubblico (a cui se ne aggiungono 9 di assenza retribuite): il 46,3% in più rispetto ai 13 giorni di assenze retribuite rilevate per gli impiegati nelle aziende con oltre 100 addetti, che è il gruppo più comparabile al pubblico impiego. Inoltre più aumentano le dimensioni aziendali e più crescono le assenze: nel 2013 si è registrato il 7,2% di assenti nelle aziende con più di 100 addetti e il 4,5% in quelle fino a 15.
Più di sette imprese su dieci (il 73%) non ritengono le visite fiscali lo strumento adatto per debellare il morbo dell’assenteismo e tendono a non farne uso, convinti che il medico di controllo ovviamente non smentirà la diagnosi fatta in precedenza da un collega.
Si fa strada allora l’ipotesi di motivare i dipendenti stabilendo un clima di lavoro sereno ed efficace ma questo significa spesso indagare anche il comportamento dei manager, non sempre impeccabile. Sanzioni? Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare..
Certo che i 3,7 miliardi stimati del minor peso del costo del lavoro per fabbisogno di personale che deriverebbero da minori assenze e maggiori controlli sui più furbi, si concretizzerebbero in maggiori introiti statali ma anche in migliore efficienza e qualità dei servizi.