Il caso di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, rimane avvolto nell’incertezza legale. Assange è attualmente detenuto nel carcere di Belmarsh a Londra, in attesa di una decisione definitiva sulla sua estradizione negli Stati Uniti.
La richiesta di estradizione americana
Gli Stati Uniti accusano il giornalista nato in Australia di 18 capi d’accusa per cospirazione e intrusione informatica per aver pubblicato, su WikiLeaks, migliaia di documenti riservati relativi alle guerre in Iraq e Afghanistan. Se estradato, il giornalista potrebbe affrontare una condanna a 175 anni di carcere. Il vero timore, però, per il giornalista è quello della pena di morte visto che in diversi stati degli USA è ancora in vigore.
L’ultima udienza in tribunale
Il 20 marzo 2024 si è tenuta l’ultima udienza nel caso di estradizione del giornalista e attivista australiano presso l’Alta Corte di Londra. La difesa di Assange ha sostenuto che l’estradizione sarebbe illegale e vessatoria, e che Assange rischierebbe un trattamento inumano e degradante negli Stati Uniti. L’Alta Corte di Londra ha infatti dato oggi il via libera all’istanza della difesa del giornalista australiano – respinta in primo grado – per un ulteriore, estremo appello di fronte alla giustizia britannica contro la consegna alle autorità americane.
Le condizioni di salute di Assange
Le condizioni di salute di Assange sono motivo di crescente preoccupazione. Assange ha sofferto di depressione, ansia e altri problemi di salute mentale durante la sua detenzione. In diverse città del mondo vengono svolte proteste a sostegno del giornalista. I manifestanti chiedono la sua liberazione e il rispetto dei suoi diritti umani.
Il futuro del giornalista è ancora incerto. Se la Corte Suprema britannica approverà la sua estradizione, Assange avrà la possibilità di appellarsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Il caso Assange ha sollevato importanti questioni sulla libertà di stampa, il diritto di asilo e il trattamento dei detenuti. La sua vicenda continuerà ad essere monitorata da attivisti, giornalisti e organizzazioni per i diritti umani in tutto il mondo.
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