In Italia circa 1,5 milioni di persone soffre di psoriasi. Un numero certamente sottostimato soprattutto dopo che i due anni di pandemia hanno messo da parte molte malattie al di fuori di quelle causate dal Covid 19. Oltre a provocare diversi fastidi, la psoriasi ha spiacevoli implicazioni sociali. Le chiazze, caratterizzate talvolta da desquamazione, sono infatti molto spesso visibili. Sono localizzate in genere sui gomiti, sulle ginocchia, sulle mani. Un elemento importante che, però, viene spesso sottovalutato è che il 30% dei pazienti affetti da psoriasi può sviluppare un altro tipo di patologia che è l’artrite psoriasica. Conseguenza che sposta la competenza medica dalla dermatologia alla reumatologia.
In Campania, dove i malati di artrite psoriasica sono circa 24.000, arriva una buona notizia per quanto riguarda la cura. Il Guselkumab ha ottenuto la rimborsabilità dal servizio sanitario nazionale. Primo e unico farmaco biologico completamente umano, il Guselkumab inibisce selettivamente la citochina IL-23, fondamentale, appunto, in malattie autoimmuni come la psoriasi. Sul significato di questo importante risultato abbiamo parlato con il professor Enrico Tirri, Responsabile U.O.S.D. di Reumatologia Ospedale ‘San Giovanni Bosco’, ASL NA 1 Centro, Napoli
Professor Tirri, cosa vuol dire convivere con l’artrite psoriasica?
L’artrite psoriasica è un malattia reumatica cronica e come tante malattie reumatologiche se non diagnosticate in tempo può causare gravi disabiltà, con relativi costi sociali elevati. Oltre alla cute e alle articolazioni, l’artrite psoriasica, può interessare anche gli occhi con l’uveite e l’apparato gastrointestinale con patologie infiammatorie quali malattia di Crohn e Retto Colite Ulcerosa. Spesso la psoriasi può precedere di molti anni la comparsa dell’artrite, raramente psoriasi ed artrite insorgono contemporaneamente. Inoltre, vorrei precisare, che circa il 30 % dei pazienti affetti da psoriasi può sviluppare l’artrite. Questa patologia al paziente oltre al dolore causato dall’interessamento di più articolazioni ed anche della colonna vertebrale con lombalgia infiammatoria, crea un disagio, anche sociale, per le fastidiose manifestazioni psoriasiche.
Perché il guselkumab è così importante per il trattamento dell’artrite psoriasica?
Otre ai farmaci tradizionali per la cura dell’artrite psoriasica come antinfiammatori, cortisonici, DMARDs (Disease modifyng antirheumatic drugs), abbiamo a disposizione, ormai da diversi anni, i farmaci biotecnologici che sono riusciti a modificare la storia naturale delle artriti. Tra le novità terapeutiche oggi c’è il guselkumab, anch’esso un farmaco biotecnologico che blocca selettivamente l’interleuchina IL-23, una citochina che inibita interviene nell’arrestare il processo infiammatorio dei pazienti con artrite psoriasica. Per il suo meccanismo d’azione, il guselkumab, ha dimostrato di migliorare in tempi rapidi sia i sintomi articolari che cutanei, con un profilo di sicurezza elevato.
Il guselkumab appartiene alla classe degli anticorpi monoclonali. Quali prospettive stanno aprendo gli anticorpi monoclonali alla ricerca?
Gli anticorpi monoclonali sono utilizzati in Reumatologia da diversi anni sia per via sottocutanea che per via endovenosa. Hanno rivoluzionato le terapie farmacologiche tradizionali per i malati reumatici dimostrando efficacia, sicurezza e tollerabilità. La ricerca in questo campo è sempre attiva essendo impiegati, questi farmaci, anche in altri settori della medicina: oncologia, gastroenterologia, dermatologia ecc. Inoltre diversi anticorpi monoclonali sono stati utilizzati ultimamente con successo per la terapia della pandemia da Covid-19.
Si può parlare di prevenzione nelle malattie autoimmuni?
Più che di prevenzione, potremmo agire, preventivamente, intervenendo su quei fattori di rischio che possono incidere negativamente sul quadro clinico in caso di malattia autoimmune come: il fumo di sigaretta, l’obesità, l’abuso di alcool, quindi cercando di seguire, sempre, un corretto stile di vita. Gli strumenti che ci permettono al momento di intervenire significativamente sulle patologie autoimmuni, malattie non ereditarie ma con spiccata familiarità, sono sicuramente la diagnosi precoce e le nuove terapie, che iniziate in tempi rapidi consentono di evitare danni irreversibili che le malattie reumatiche autoimmuni possono causare.
In copertina foto di Steve Buissinne da Pixabay