Cosa hanno in comune le cellule dell’uomo o di altri esseri viventi e il cosmo? In che relazione si trovano le microstrutture dell’uomo con le macrostrutture della nostra galassia? L’uomo conosce più profondamente il micro o il macro cosmo? A queste ed altre domande cercheranno di dare una risposta un medico otorinolaringoiatra e un astrofisico ma, dalle prime ipotesi possiamo dire che i due sistemi – micro e macro – si abbracciano e rispecchiano idealmente.
E sono proprio il microcosmo e il macrocosmo al centro dell’attenzione dell’edizione 2017 di “Art&Science”, una performance live, un’esperienza che fa dialogare, oltre alle cellule, anche scienziati provenienti da campi d’azione diversi: medici, astrofisici, biologi molecolari, critici d’arte, musicisti, e stilisti senza confini e senza limiti.
“Il “microcosmo”, spiega Matteo Gelardi, ideatore di Art&Science, otorinolaringoiatra presso il Policlinico Universitario di Bari, Presidente Fondatore dell’Accademia Italiana di Citologia Nasale (AICNA) è profondamente simile al “macrocosmo”, non soltanto nella morfologia ma anche nei colori. L’esame al microscopio rivela che i cromatismi della materia vivente, espressione della funzione metabolica di quel preciso momento, possono persino indicare la nascita o la morte di tale materia, proprio come accade nel macrocosmo quando nasce o muore una stella. L’immagine citologica dell’edizione 2017 di Art&Science si chiama “Big bang” per due motivi: il primo perché rappresenta l’inizio di un “biofilm”, una struttura microbiologica formata dai batteri, in grado di difendersi dall’attacco da parte dei sistemi di difesa dell’organismo e dagli antibiotici; il secondo per la stretta somiglianza con le immagini astronomiche, in particolare il big bang di una stella.
È impressionante confrontare gli aspetti cromatici di un biofilm, organizzazione microbica difensiva che i batteri attuano nei confronti dell’organismo ospite e degli antibiotici, con quelli astronomici. Osservandoli ci si accorge che i due “Big bang” sono espressi da un solo colore: il Ciano, uno dei colori dello spettro che l’uomo riesce a vedere, la cui lunghezza d’onda è intorno a 480 nanometri. Uno dei tre colori primari “sottrattivi” assieme al giallo e al magenta. Si potrebbe persino affermare che la “nascita” ha un solo colore: il “Ciano”! Così come gli astrofisici, studiando gli aspetti cromatici del macrocosmo, riuscendo a datare una stella, o una galassia, oggi è possibile “datare” il microcosmo, rappresentato da cellule e da microrganismi”.
Sarà un lungo viaggio, partendo dall’interno del nostro organismo, giungeremo, grazie al contributo di Fabio Peri, noto astrofisico, sino ai confini dell’universo. Un medico ed un astrofisico si confrontano sulle distanze coperte nelle loro specifiche discipline: abbiamo percorso più strada dentro di noi (microcosmo), o fuori di noi (macrocosmo)? La distanza che va dalla superficie cutanea sino al codice genetico è maggiore della distanza corrispondente ad un anno luce? È proprio vero che la terza guerra mondiale la combatteremo contro i microrganismi? Le nanotecnologie ci aiuteranno a sconfiggere i batteri e i loro biofilm? Partendo dall’interno delle nostre cellule “microcosmo” giungeremo sino ai confini dell’universo “macrocosmo”, trasformando il Teatro Petruzzelli in un grande Planetario.”
“Ma quanto è grande l’universo? La nostra dimensione naturale, spiega l’astrofisico, Fabio Peri, Direttore Scientifico del Civico Planetario U. Hoepli di Milano, è il metro, un’unità di misura perfetta per misurare una stanza, un tavolo, una passeggiata, ma già in automobile si usano i chilometri e in aereo le migliaia di chilometri. In astronomia si usano gli anni luce… diecimila miliardi di chilometri. Solo con questo “metro” si può misurare l’universo e capire il nostro posto e le nostre reali dimensioni nel cosmo.
Pianeti, stelle, galassie, buchi neri, materia oscura, energia oscura, radiazione fossile. Esplorando queste enormi distanze abbiamo scoperto una miriade di oggetti affascinanti, curiosi e insoliti che sono diventati patrimonio della scienza e ci hanno aiutato a capire qualcosa sull’evoluzione dell’intero universo, come è nato, come “vive” e come finirà.
Parallelamente a questa dilatazione della misura del mondo “esterno“, del macrocosmo, l’uomo ha sviluppato strumenti per esplorare il microcosmo, l’infinitamente piccolo. Abbiamo così scoperto tessuti, cellule, molecole, atomi e addirittura quark! Il microcosmo si è rivelato pieno di sorprese come il macrocosmo. Ma quanto siamo andati in là “fuori” e “dentro” l’uomo? L’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo hanno un limite? Il nostro attuale orizzonte è un solo un punto di partenza per vedere fin dove potremo spingerci in futuro”?
La performance vedrà l’intervento del gruppo “Il Complesso di Golgi” composto da medici che assieme all’Orchestra di Bepi Speranza, al corpo di ballo “Coreutica”, con i costumi curati dalla stilista Giovanna Gelardi, e a musicisti di fama internazionali e giovani cantanti, eseguiranno brani musicali ispirati al cosmo e alle imprese spaziali.