L’archeologia marina è una branca della scienza molto intrigante e le innovazioni tecnologiche non si sottraggono dal farla divenire ancora più affascinante.
Con il progetto Arrows, un gruppo di ricercatori finanziati dall’Ue sta trasformando l’esplorazione archeologica del mare profondo da un’impresa rischiosa e fuori portata in una soluzione flessibile e fattibile.
Quando Platone parlò per la prima volta del mito di Atlantide, probabilmente non si aspettava che questa misteriosa isola avrebbe continuato a far parlare di sé e ad alimentare l’immaginazione popolare per oltre 2 000 anni. Eppure, le fantasie su Atlantide la dicono lunga sui misteri che ancora circondano i fondali marini della Terra: Anche se i mari e gli oceani sono pieni di siti sommersi inviolati e relitti, le scoperte archeologiche e scientifiche sono ancora ostacolate da impedimenti logistici e finanziari e c’è urgente bisogno di soluzioni economiche e flessibili. Allo scopo di promuovere la ricerca in questo campo, il progetto Arrows (“Archaeological Robot systems for the World’s Seas”), del valore di 4 milioni di euro, parte dal punto in cui la sicurezza militare e le tecnologie legate a petrolio e gas si sono fermate, creando veicoli di esplorazione sottomarina adatti alle esigenze e alle aspettative degli archeologi del mare profondo.
Dall’inizio del progetto a settembre del 2012, il consorzio composto da 10 partner ha sviluppato tre nuovi Auv (veicoli sottomarini autonomi), tra cui l’U-cat, un robot facilmente manovrabile che si ispira alle tartarughe ed è progettato per penetrare nei relitti. Questi Auv e i loro componenti dedicati offrono molti vantaggi come la riduzione delle dimensioni e dei costi delle missioni, una maggiore versatilità, un peso minore e un design più ergonomico.
Benedetto Allotta, professore di robotica presso l’Università degli Studi di Firenze e coordinatore del progetto Arrows, spiega in dettaglio i principali argomenti a favore delle tecnologie Auv sviluppate dal team del progetto e parla del processo di dimostrazione con la partecipazione attiva degli archeologi e della futura commercializzazione dei nuovissimi Auv di Arrows.
Quali sono i principali obiettivi del progetto Arrows?
Arrows si propone di adattare e sviluppare tecnologie di Auv cooperative a basso costo per ridurre significativamente il costo delle operazioni archeologiche, coprendo tutto lo spettro delle spedizioni archeologiche. La metodologia di Arrows comporta l’identificazione delle esigenze degli archeologi in tutte le fasi di una spedizione archeologica e la proposta/dimostrazione di soluzioni tecnologiche adeguate.
Qual è stato il ruolo degli archeologi in Arrows?
Da una parte, gli archeologi hanno avuto un ruolo di specificazione, nel senso che ci hanno aiutati a identificare i requisiti delle tecnologie da sviluppare. I requisiti da soddisfare per usare gli Auv nell’archeologia sono stati definiti dal Gruppo di consulenza archeologica, un comitato formato da archeologi europei del consorzio Arrows e non solo. Dall’altra parte, gli archeologi ci hanno aiutato a scegliere i siti/scenari per la dimostrazione.
Siete soddisfatti dei risultati?
Progettare e costruire tre nuovi veicoli partendo da zero non è stato facile. Neanche il lavoro di base ma molto importante per permettere la comunicazione e la cooperazione all’interno di una squadra eterogenea di veicoli non è stato facile. Finora sono stati fatti test in Toscana, Israele, Croazia e Baltico. I risultati preliminari sono incoraggianti. molto ottimisti circa il successo dei demo finali di Arrows.
Quando pensate che le vostre tecnologie saranno commercializzate?
Prevediamo che almeno alcune delle tecnologie e dei veicoli sviluppati nell’ambito di Arrows saranno commercializzate nei prossimi tre anni.