Ai nastri di partenza, il conto termico nella versione 2.0: dopo il via libera della Conferenza unificata, ora si attende solo la pubblicazione in Gazzetta del decreto attuativo del Mise.
Si tratta di quel regime di sostegno economico introdotto a dicembre 2012 e gestito dal Gse, che costituisce un’alternativa al credito d’imposta per i privati che vogliono investire sull’installazione in casa di un impianto alimentato da fonte rinnovabile o per i soggetti pubblici che scommettono sull’efficienza.
Per ragioni strutturali, la misura – lanciata con una dotazione di 900 milioni iniziali – non ha dato i risultati sperati. Ma ora è stata rivista e corretta.Le attuali regole prevedono che i privati (persone fisiche, condomini, titolari di reddito di impresa o agrario) possano accedere agli incentivi del conto termico per sostituire impianti di climatizzazione invernale esistenti con altri dotati di pompe di calore, elettriche o a gas, o di generatori alimentati a biomassa; installare collettori solari termici, anche abbinati a sistemi di solar cooling; sostituire scaldacqua elettrici con quelli a pompa di calore.
Mentre le amministrazioni pubbliche godono di un ventaglio di opzioni più esteso, che include anche la sostituzione di finestre e infissi, degli impianti di riscaldamento con caldaie a condensazione, l’isolamento termico (‘cappotto’), l’installazione di schermature solari. L’incentivo è da richiedere sul sito Gse (Portaltermico) e viene erogato dal Gestore.
Tra le novità, che fanno parte del pacchetto di revisione, la previsione di un catalogo di prodotti prequalificati per gli apparecchi domestici, disponibile sul Portaltermico, dove il singolo cittadino – per chiedere l’incentivo – potrà selezionare l’apparecchio prescelto e ridurre in modo sensibile i tempi di valutazione delle domande da parte del Gse. Inoltre, la possibilità che l’incentivo previsto possa essere erogato anche in un un’unica soluzione, fino a 5mila euro (la soglia precedente era 600 euro). La scomparsa dell’obbligo di iscrizione ai registri per gli impianti fino a 2 MW (oggi il passaggio è necessario per le pompe di calore e gli impianti a biomasse tra i 500 e i 1000 kW).
Infine, l’innalzamento del livello degli incentivi: infatti, per le ristrutturazioni che portino gli edifici della PA ad ‘energia quasi zero’ il sostegno potrà raggiungere il 65%.