Molto presto ogni cittadino italiano avrà la sua Cartella Clinica Elettronica (CCE), che sarà una vera e propria”carta di identità digitale sanitaria“. Le cartelle cliniche elettroniche possono contenere infatti dati demografici, storia medicale, cure e allergie, stato immunitario, risultati di test di laboratorio, immagini radiologiche, segnali vitali, statistiche personali come età e peso e informazioni di fatturazione.
Ultimamente si sta parlando molto della implementazione della Cartella Clinica Elettronica e delle sue implicazioni sulle aziende sanitarie in termini funzionali, organizzative, di processo ed economiche, compresa anche la maggiore sicurezza nella conservazione dei dati. Non bisogna però confondere la gestione elettronica di una cartella clinica con una cartella clinica elettronica a tutti gli effetti perché le 2 cose sono profondamente differenti, soprattutto in termini di processi.
La gestione elettronica di una cartella clinica altro non è che una semplice gestione informatizzata della cartella clinica, che consiste nella produzione e redazione dei documenti che la costituiscono, con l’ausilio di strumentazioni elettroniche, che termina però con la stampa di questi documenti, con l’apposizione di firme autografe e con la conservazione a vita in un archivio cartaceo che per sua natura tende chiaramente prima o poi a saturarsi. Altro non è quindi che una Cartella Clinica Cartacea creata con elaboratori elettronici, detta anche cartella clinica informatizzata. Una cartella clinica elettronica a tutti gli effetti, invece dematerializza il processo che produce questa documentazione gestendo le informazioni in maniera nativamente digitale.
Non ci saranno più firme autografe ma firme digitali e firme elettroniche avanzate. Non ci sarà finalmente più un archivio cartaceo ma un archivio digitale conservato a norma. Le informazioni sanitarie sono sensibili e vanno quindi trattate con la massima cautela e sicurezza. Ne discende, ovviamente, che la dematerializzazione del processo o meglio dei processi e dei sotto-processi che stanno alla base della produzione delle informazioni contenute nella cartella clinica deve assicurare, in tutti i suoi passaggi, la massima robustezza e sicurezza. Il processo si conclude poi con il versamento di questi documenti (informatici) al sistema di conservazione che ne assicura validità ed immodificabilità nel tempo. C’è una profonda differenza quindi tra le due situazioni, proprio come dicevamo anche sopra.
La cosa che salta sicuramente più all’occhio, come primo impatto e anche come prima considerazione, è la tenuta degli archivi. Le informazioni sanitarie sono molto importanti e quindi, come abbiamo ribadito più volte, vanno trattate con la massima sicurezza.
La domanda che ci si pone in questi casi allora è: “Ma cosa è più sicuro, un archivio cartaceo che si può allagare, bruciare, essere mangiato dai topi, e che col passare del tempo riempie tutto il magazzino, oppure un archivio digitale, replicabile teoricamente sulla base di infinite copie tutte originali e volendo anche custodite in luoghi differenti tra loro”? “Beh, direi che è ovvio. È cosa importantissimo digitalizzare il processo e quindi ottenere il vantaggio non solo in termini di non stampa, ma anche e soprattutto in termini di compliance normativa, collaborazione, sicurezza, integrità, certezza, efficacia ed efficienza“ ci spiega Nicola Savino esperto nazionale per la digitalizzazione a norma dei processi e CEO Seen Solution Srl.
Le informazioni sanitarie non solo vivranno direttamente in digitale e con un valore probatorio, ma anche digitalizzate nel processo. Dove il documento non sarà più un semplice PDF, ma un record, una riga di un database, una semplice informazione dunque. Siamo in epoca di continui tagli alla sanità pubblica e allora sorge un’altra domanda: Cosa costa di più una gestione cartacea degli archivi od una gestione digitale? “Direi che anche qui la risposta è ovvia. Basta pensare che la cartella clinica va conservata a vita e che l’archivio non può che crescere e, nel caso della carta, c’è bisogno continuamente di nuovi spazi e di persone che li custodiscono questi spazi. Per questo è senza dubbio consigliabile la gestione digitale” continua Nicola Savino.
Se poi c’è bisogno di recuperare un originale? Vediamo insieme le due alternative. Archivio digitale: imposto le chiavi di ricerca e trovo i documenti. Archivio cartaceo: vado nel deposito (che può essere distante anche molti e molti km), capisco la logica con cui sono archiviati i faldoni e poi cerco con la speranza di fare presto e soprattutto di trovare quello che sto cercando. Potremmo andare avanti ancora. Ma è chiaro che una cartella clinica elettronica è più sicura di una cartacea, in quanto permette di garantire maggiore sicurezza alle informazioni conservate e gestire in digitale. Assodato quanto detto sopra, c’è da aggiungere poi che la cartella clinica non è l’unico documento (o insieme di documenti) dematerializzabile in sanità.
Possiamo pensare alla dematerializzazione di tutti gli altri documenti come i referti, i moduli privacy, i consensi informati, i documenti fiscali.
Questi documenti possono essere gestiti e trattati nativamente in digitale, proprio come la cartella clinica elettronica. Anche per quei documenti in cui è necessario apporre una firma autografa da parte di un paziente (come per i consensi o le informative ad esempio). In questo caso si ricorre alle soluzioni di firma grafometrica, che realizzano un documento informatico firmato in maniera autografa attraverso delle tavolette forensi con rilevazione della pressione. Anche per questi documenti valgono esattamente le stesse considerazioni in termini di sicurezza, di economicità, e di praticità che abbiamo fatto in relazione alla cartella clinica elettronica. Supponiamo ora di trattare in digitale e quindi di conservare a norma i documenti sanitari compreso la Cartella Clinica Elettronica. C’è però un archivio cartaceo pregresso. Le cartelle cliniche ad esempio vanno conservate a vita.
Gli archivi cartacei quindi esplodono e col passare del tempo diventano sempre meno leggibili, si possono allagare, bruciare o essere distrutti per qualunque altro fattore naturale. Per la sicurezza delle informazioni contenute, anche queste possono essere sottoposte al processo di conservazione sostitutiva secondo ben determinate e imprescindibili regole progettuali e di comportamento. Andremo così quindi a formare un archivio digitale a partire da un archivio cartaceo, anche se a questo livello non stiamo trattando informazioni nativamente digitali ma stiamo digitalizzando dei pregressi documenti analogici. In ogni caso beneficeremo dei risultati di una digitalizzazione delle informazioni anche se non ancora dei processi, in termini di sicurezza, di economicità e di praticità. La vera sanità digitale altro non è che la trattazione in maniera nativa digitale delle informazioni, certo, ma non si può prescindere dalla presenza pregressa dei documenti cartacei. In poche parole, con la sanità digitale non produrremo più carta e con la trasformazione dell’archivio delle cartelle cliniche da analogico a digitale elimineremo quella carta che è stata prodotta nel corso degli anni e che dovremmo conservare a vita, con tutti i vantaggi del caso.
Le norme ci sono, la tecnologia c’è, gli strumenti ci sono e allora, a questo punto non vale più il concetto che possiamo andare verso una sanità digitale, quanto, piuttosto, il concetto che dobbiamo andare verso una vera sanità digitale E come abbiamo già detto sono molti i vantaggi in termini di sicurezza, di economicità, di funzionalità e di semplicità a cui si andrà incontro.