L’armistizio dell’8 settembre 1943 segnò un cambio di corso nella Seconda Guerra Mondiale. L’asse Roma Berlino venne spezzato così come venne spezzata in due l’Italia che visse l’orrendo capitolo della guerra civile. A ottant’anni di distanza, ripercorriamo le tappe fondamentali dell’evento che diede vita alla Resistenza e alla nascita della Repubblica Italiana.
Verso la disfatta
All’inizio del 1943 era opinione generale, in Italia, che la guerra fosse ormai perduta. Il consenso per il Duce era ridotto ai minimi termini e mentre questi cercava di circondarsi sempre più di fedelissimi, il re Vittorio Emanuele III tentò una via diplomatica per uscire dal conflitto. Fu la nuora, Maria Josè di Savoia moglie di Umberto II, ad aprirsi un canale diplomatico con gli alleati avvalendosi anche dell’intercessione della Santa Sede. Grazie a quest’opera di mediazione e all’intervento di alcuni gerarchi fascisti in antagonismo con Mussolini, gli eventi iniziarono a prendere una piega diversa. Il Duce venne arrestato e sostituito dal generale Badoglio. La trattativa per l’uscita dell’Italia dal conflitto proseguì ma a quel punto divenne chiaro che l’unica strada fosse la resa incondizionata.
L’armistizio dell’8 settembre 1943: la resa dell’Italia
L’armistizio fu firmato a Cassibile, in Sicilia, il 3 settembre. Il documento prevedeva che l’Italia si arrendesse incondizionatamente agli Alleati angloamericani e rinunciasse all’alleanza con la Germania. Quella stessa sera, gli americani sbarcarono a Salerno e si diressero verso Nord. La data che celebriamo dell’8 settembre si riferisce al giorno in cui l’armistizio fu reso pubblico (secondo gli accordi, infatti, doveva restare segreto per cinque giorni).
La notizia dell’armistizio fu resa nota nel pomeriggio dal generale Dwight Eisenhower su Radio Algeri e in serata dal generale Pietro Badoglio su EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche).
Cosa accadde dopo
Con l’8 settembre l’Italia piombò nella totale anarchia. La stessa sera la famiglia reale insieme allo Stato maggiore, tentò di lasciare il Paese ma fu fermata a Brindisi. L’esercito tedesco diede il via all’operazione che doveva portare al controllo dell’Italia meridionale e centrale fino a Roma prendendo possesso di obiettivi strategici quali stazioni ferroviarie, caserme, aeroporti. Presso l’ambasciata tedesca a Roma fu istituito lo Stato Fascista Repubblicano d’Italia, detta poi Repubblica di Salò. Intanto l’esercito americano, sbarcato a Salerno, continuava la sua risalita verso Nord. L’esercito italiano, lasciato senza una guida, si trovò allo sbando, diviso tra la possibilità di continuare a combattere per i tedeschi o al fianco degli Alleati. I militari dislocati nei Paesi occupati, invece, furono facile preda degli ex alleati, ora nemici.
Il cammino dell’Italia ripartì subito da un gruppo di persone che durante il ventennio fascista si erano proclamati contro il regime. Il 9 settembre, le forze politiche antifasciste si riunirono per dare vita al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Per 20 mesi il CLN sarà la guida politica e militare del Paese che traghetterà fino alla proclamazione della Repubblica e alla nascita della Costituzione.
In copertina foto di Uschi Dugulin da Pixabay