“Io sono Azatiwata … che ha esteso i confini della piana di Adana da est a ovest … che ha riempito i granai di Pahri … che ha eretto potenti fortezze lungo tutto il confine del paese e laddove regnava l’illegalità ha sottomesso tutti ai suoi piedi”. A parlare è un potente vassallo del signore neo-ittita di Adana che nell’VIII secolo a.C. dominava la Cilicia piana, la regione dei grandi fiumi Ceyhan e Seyhan, di fronte all’isola Cipro e tra le più fertili e contese di tutto il Mediterraneo antico. La città dell’età del Ferro identificabile con la Pahri citata da Azatiwata sta adesso tornando alla luce sul tepe -collina artificiale- di Misis grazie alle scoperte della missione archeologica italo-turca dell’Isma-Cnr e dell’Università di Pisa in collaborazione con il Municipio di Yüregir (Adana) e il Ministero della cultura e del turismo della Repubblica di Turchia.
Distesa a sud del Tauro sulla riva destra del Ceyhan, in controllo di un territorio vastissimo che arrivava fino al mare, Misis è stata in antico un centro fortificato di straordinaria importanza economica e commerciale. Abitata fin da età neolitica, dall’età del Bronzo in poi e fino ad età medievale la città assunse un ruolo nevralgico per il controllo delle principali rotte che mettevano in comunicazione l’Anatolia, la Grecia, e Cipro, con la Siria e il Levante, come mostra anche la presenza di un caravanserraglio ottomano.
L’area turca
Con un’area scavata di più di 2000 mq e una sequenza stratigrafica alta più di 10 metri, la ricerca condotta a Misis sotto la direzione di Anna Lucia D’Agata (Isma-Cnr) permette, quasi attraverso una lente di ingrandimento, di ricostruire in maniera capillare i grandi eventi che per più di due millenni hanno segnato ascesa e declino delle principali civiltà del Mare Nostrum in quell’area di confine che ancora oggi vede Est e Ovest fronteggiarsi. Prenderà così forma la storia di una regione di frontiera, multietnica e multiculturale, che può essere considerata un simbolo ante litteram del Mediterraneo contemporaneo.
Attorno a Misis ruota anche il progetto di valorizzazione turistica della provincia di Adana, nel quale alla missione archeologica italo-turca è assegnato un ruolo di primo piano. Tale progetto, che trasformerà Misis in un grande museo all’aperto, intende promuovere, attraverso investimenti mirati dell’imprenditoria locale, forme di turismo sostenibile che cioè non snaturino con interventi invasivi e sovradimensionati l’ambiente circostante e non mettano a rischio il patrimonio culturale, ma piuttosto promuovano anche attraverso la ricerca archeologica la crescita economica, sociale, e culturale del piccolo villaggio che ancora insiste sulle rovine del sito conferendogli in tal modo una patina di autentica unicità.