Parola d’ordine: ultraviolenza. Alex, Dim e Georgie, tre drughi, vagano di notte per le strade e distruggono. Perché è energia e divertimento. Ritorna dal 18 al 30 novembre l’“Arancia Meccanica” di Gabriele Russo, giovane regista napoletano, tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess, al Teatro Bellini di Napoli. L’obiettivo è chiaro: far accomodare lo spettatore nel mondo distorto di Alex DeLarge e dei suoi drughi, un universo dove il “moloko” (latte), il “lubbilubbing” (fare l’amore) e la violenza sono i princìpi assoluti. Grazie all’incalzante ed esplosiva musica di Marco “Morgan” Castoldi che, a sua detta, propone una versione “più virile” delle sublimi musiche beethoveniane, trasformate nel 1972 dal moog dell’artista elettronico Wendy Carlos, il pubblico può osservare, teatralmente, la frenetica e folle vita di un “malchiko” (ragazzo): violenza, crudeltà, stupri, rapine, pestaggi, aggressioni sono i divertimenti di Alex (interpretato da Daniele Russo) e dei suoi due drughi (Sebastiano Gavasso – Dim – e Alessio Piazza – Georgie -). Il mondo del protagonista, caratterizzato da sogni, deliri e allucinazioni, andrà però svanendo gradualmente verso un misticismo innaturale: i luoghi dei suoi svaghi (realizzati da Roberto Crea in stile minimale e “asettico”) diventeranno angoli di sofferenza e pentimento forzato e tutto il male che egli ha fatto gli si ritorcerà contro. Il ritmo delle violenze, mostrate intelligentemente e ingegnosamente al rallenty o con luci stroboscopiche e ispirate dal genio musicale di Ludovico Van, porterà Alex in un altro luogo “abitato” da personaggi caricaturali (enfatizzati dai costumi di Chiara Aversano) ma, allo stesso tempo, cinici bastardi, arrivisti e interessati solo alla propaganda. Un luogo dove il libero arbitro non esiste, un ambiente dove il senza legge Alex sarà a sua volta vittima di un’insopportabile violenza, peggiore di quella fisica: una violenza psicologica. La rappresentazione, anche grazie alla mancanza di pause e di intervalli, è senza respiro: lo spettatore potrà far parte in prima persona del mondo di DeLarge e partecipare alle sue “visioni reali”. La scena della cura Ludovico, magistralmente diretta da Kubrick nel film, nella versione teatrale è angosciante e marcata (anche sonoramente) dalla paura affannosa di Alex. Pur non vedendo praticamente nulla di ciò che guarda il protagonista, il pubblico avrà l’opportunità di osservare senza tregua un’immagine davvero inquietante: la sofferenza di un mostro manipolato dal potere.
Insomma, potete anche non recarvi al Korova Milkbar per avere un trip. Andate al Teatro Bellini, l’esperienza sarà molto simile.
Insomma, potete anche non recarvi al Korova Milkbar per avere un trip. Andate al Teatro Bellini, l’esperienza sarà molto simile.
In scena, oltre agli attori già citati, sono presenti: Alfredo Angelici (il barbone, il Dott. Brodsky, il padre di Alex); Martina Galletta (la moglie di Alexander, Adolf e Joe); Giulio Federico Janni (Alexander, l’anziana signora e il cappellano); Paola Sambo (Deltoid, il ministro e la madre di Alex).