Faccia a faccia con il direttore scolastico Felice Colucci per parlare del modello di scuola che sta cercando di costruire nel Baianese. Un buon aiuto viene anche dall’Unione Europea e dai finanziamenti che mette a disposizione degli Stati Membri
Il circolo didattico Giovanni XXIII di Baiano a cui fa capo anche la scuola dell’infanzia e primaria di Sperone ha dimostrato negli ultimi anni di saper sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione dagli enti nazionali e dall’Unione Europea privilegiando sempre e nella massima misura possibile il suo destinatario: la cittadinanza. Progetti attuati e da realizzare, speranze e entusiasmo di un direttore scolastico di “ultima generazione”: Felice Colucci.
Partiamo subito con la novità della programmazione del prossimo anno: lei ha manifestato interesse per il progetto europeo “Piccoli Campani crescono in Europa” da realizzarsi con finanziamenti europei. In che cosa consiste? E soprattutto perché tanto interesse?
Innanzitutto, le dico subito che la nostra scuola non è la prima volta che partecipa a progetti europei e che riceve sovvenzioni da parte di essa. Grazie ai fondi europei sia per lo sviluppo regionale (FESR) che per quello sociale (FSE) siamo riusciti a fare della scuola di Baiano una scuola modello per le altre. L’elemento che testimonia la nostra crescita è il 15% dell’utenza di questa scuola che non è baianese. Questo significa che siamo apprezzati. E non posso che esserne fiero. Per quanto riguarda il progetto “Piccoli Campani crescono in Europa”, ne abbiamo discusso nell’ultimo consiglio dei docenti, e siamo stati tutti d’accordo sul ritenerla una favolosa opportunità per approfondire la lingua inglese nella nostra scuola. Noi già facciamo molte cose in inglese tra cui un laboratorio di teatro finanziato dalla regione Campania con “Scuole aperte”. Ma questa è un’opportunità che non possiamo farci scappare: in questo modo riserviamo l’opportunità agli alunni di formarsi con l’inglese, li qualifichiamo e attestiamo le competenze e conoscenze acquisite con certificati ad hoc. Il nostro obiettivo è quello di attestarci come scuola che rilascia la certificazione.
Si dimostra, nelle idee e nei fatti, un dirigente di “ultima generazione” informato e attento ale nuove dinamiche sociali ed economiche.
Io considero la scuola un’azienda e come tale deve essere amministrata. Ho fatto il concorso nel 2007, costituito da cinque prove, alla fine delle quali ho seguito un percorso di formazione che è durato ben 2 anni. Una delle prove era appunto la stesura ed ideazione di un progetto. Ho toccato con mano, vissuto concretamente la differenza che c’è con i dirigenti di vecchio stampo. Adesso, come ho detto prima, la scuola deve essere considerata come un’azienda e di essa possiede anche la particolarità di essere autonoma e non più autoreferenziale. C’è bisogno costantemente di relazionarsi con il territorio che continuamente e senza sosta cambia. E la cittadinanza fa la sua parte, pretendendo sempre risposte concrete e aspettandosi proposte formative adeguate dalla prima società in cui i propri figli si trovano a vivere, ovvero la scuola. Ecco perché ho cominciato ad interessarmi anche ai fondi: l’ho fatto per la mia scuola, per il mio paese e per la mia cittadinanza. Io voglio sempre ingegnarmi per migliorare. “Il mio entusiasmo a servizio della collettività “, è questo il mio slogan. Con quest’entusiasmo innato che possiedo riesco a portare anche i docenti sulla mia lunghezza d’onda, così che spesso mi accusano di avere un potere: quello dell’entusiasmo coinvolgente. Sono del parere che bisogna aprire le scuole al territorio e cominciare a fare lezioni fuori dalle aule. Noi abbiamo imparato a farlo ed i risultati sono evidenti. Attraverso un monitoraggio in itinere attraverso schede non firmate di gradimento siamo riusciti a raggiungere il 92/94 % di gradimento tra coloro che vivono la nostra scuola. Io ho cominciato ad aprire la scuola al territorio fin dal 2007, primo anno in cui sono arrivato, in cui mi sono occupato i un POF (Piano Offerta Formativo) coinvolgendo e concertando con tutte le associazioni presenti sul territorio.
E successivamente? Quali altri progetti ha portato avanti e quali sono ancora in itinere?
Innanzitutto c’è un’organizzazione costante di attività formative ed incontri e convegni di grande respiro. Io penso che la scuola debba essere il primo centro di produzione culturale e debba costituire per l’alunno anche il suo primo ingresso nella società civile. Una bellissima iniziativa è stata quella intitolata “Consiglieri per un giorno” con cui abbiamo mandato i ragazzi di quinta elementare per un giorno al Consiglio regionale riproducendo poi, con loro protagonisti, una seduta di consiglio. I nostri cittadini del domani sono loro, e la società dunque del domani è quella che facciamo noi come scuola. La nostra organizzazione didattica mira all’interattività ed alla partecipazione e di alunni e di insegnanti: i miei ragazzi devono essere gioiosi quando vengono a scuola. Convegni sulla cittadinanza attiva, tanti laboratori, progetti più disparati: ancora, ricordo con piacere il progetto di educazione ambientale che abbiamo strutturato in modo da avere oggi un bell’orticello scolastico fatto dai ragazzi. Ogni bambino ha piantato un proprio seme e gli ha dato il suo nome. A fine anno poi le piante sono state vendute ed il ricavato riusato per potenziare e qualificare la nostra offerta formativa. Un altro progetto che ci ha dato tante soddisfazioni è stato quello “Scuole aperte”: grazie ad esso abbiamo iniziato un percorso musicale che il mese scorso mi ha regalato una gioia incredibile. Gli alunni infatti hanno vinto il primo premio sia a Paestum che a Pagani con due pezzi di Mozart ed un repertorio splendido di canzoni napoletane al concorso nazionale per cori e strumenti. Anzi ne approfitto per invitare tutti i cittadini del mandamento ma chiunque voglia vedere il frutto del nostro impegno, il 24 maggio alle ore 18 all’Auditorium delle Scuole Medie di Baiano per ascoltarli dal vivo. Infine voglio esprimere il mio dispiacere per l’iniziativa ministeriale “frutta nelle scuole”: i presupposti erano ottimi, il risultato non li ha soddisfatti. Il sostituire la merendina con frutta fresca si è rivelato un flop per la poca intelligenza degli organi preposti. Insomma arrivava la frutta imbustata ed intera: ovviamente i bambini non sapevano sbucciarla e così finivano per portarla a casa mangiando la solita merendina. In questo bisognava essere previdenti e fornire agli alunni frutta in vaschetta già tagliata e sbucciata. Eppure io all’inizio apprezzai molto l’iniziativa tanto che il giorno prima mi feci il giro delle aule per avvisare che non avrebbero dovuto portarsi lo snack da casa il giorno dopo perché sarebbe arrivata la frutta. Il caso volle che l’iniziativa subì uno slittamento di qualche giorno ed io per non lasciare gli alunni senza merendina, sentendomi in dovere, andai dal fruttivendolo a comprare le banane per tutti. In primis, nella lista dei miei pensieri, ci sono loro e la loro felicità nel venire a scuola.
Un’ultima domanda signor direttore: vorrei sapere se ci sono alunni stranieri e se si sono integrati. Quali sono gli strumenti e i mezzi che lei usa per l’obiettivo “Integrazione”?
Per quanto riguarda gli alunni stranieri, sono soprattutto rumeni e polacchi figli di tanti immigrati che lavorano qui nel mandamento. La politica che abbiamo adottato è che se un alunno straniero dovesse andare per età in terza elementare, frequenta invece la seconda per imparare meglio le nozioni di grammatica italiana, i fondamentali della nostra lingua. Devo dire la verità , vedo nel paese di Baiano e di tutto il mandamento in generale una grande apertura mentale che accoglie lo straniero e lo integra nel migliore dei modi possibile.
Un augurio lapidario?
Dobbiamo continuare su questa strada perché è quella giusta per essere gratificati come scuola ma, più importante, come persone.
Fioravante Conte
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