(Adnkronos) – Torna l’eterno dilemma dell’antitrust. Questa volta nel mirino della Commissione Ue c’è Apple, e il suo Apple store. Il tema che ricorre è simile ad altri casi che hanno visto contrapposti i giganti del tech e le istituzioni europee e riguarda non solo le regole ma anche il rapporto sempre complesso tra la libertà del mercato e la sua regolazione.
Torna in mente il celebre testo di Giuliano Amato, del 1998, ‘Il potere e l’antitrust’, nel quale il giurista prova a rispondere a una domanda di fondo: “gli interessi del cittadino-consumatore sono tutelati meglio da un mercato ‘efficiente’ o da un mercato ‘disciplinato’? Una risposta compiuta non è mai arrivata, tanto che lo sviluppo tecnologico è costantemente accompagnato dai contenziosi antitrust che fra indagini, istruttorie e procedure, arrivano a sentenze o accordi che producono qualche aggiustamento necessariamente parziale e temporaneo.
Sono riflessioni che valgono oggi come allora, quando stava per scoppiare il caso Microsoft, la prima grande battaglia europea contro i monopoli tecnologici giocata da Mario Monti nel ruolo di commissario. Con un eccesso di semplificazione, lo schema si ripete. Il concetto dirimente è quello dell’abuso di una posizione dominante. Sia nel caso dei sistemi operativi di Microsoft sia nel caso delle app di Apple, gli anni di distanza affinano un problema che non si è mai risolto, ci si chiede fino a dove possa essere sfruttata una quota di mercato che tende al monopolio.
Semplificando ancora, si tratta di capire come lasciare le porte del mercato aperte ad altri quando un prodotto, o un ‘ambiente’ come nel caso di Apple store, è talmente dominante da escludere un’alternativa percorribile.
Cosa mette oggi la Commissione Ue contro Apple? La Commissione Europea ritiene, in via preliminare, che l’App Store violi il Digital Markets Act, perché impedisce agli sviluppatori di direzionare i consumatori verso canali alternativi di offerte e contenuti. Semplificando, Apple non consente ad altri di portare gli utenti fuori dal sistema Apple.
La risposta che arriva dalla Mela di Cupertino è piuttosto in linea con le attese: “Nel corso degli ultimi mesi, Apple ha apportato una serie di modifiche per conformarsi alla Dma in risposta al feedback degli sviluppatori e della Commissione Europea. Siamo certi che il nostro piano sia conforme alla legge e stimiamo che oltre il 99% degli sviluppatori pagherebbe ad Apple commissioni uguali o inferiori in base ai nuovi termini commerciali che abbiamo creato”.
Semplificando: ci siamo messi in regola, o quasi. Nella distanza che c’è tra le due parti lo spazio, a dimensione variabile, in cui si inseriscono le istanze antitrust. (Di Fabio Insenga)
—economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)