Ottime notizie per l’Appennino emiliano che può finalmente vedere riconosciuta la bellezza di alcuni suoi scorci. I Gessi Triassici della Valle del Secchia e quelli messiniano della collina reggiana sono, infatti, diventati Patrimonio dell’Umanità Unesco. La candidatura era stata proposta lo scorso anno sulla base sull’VIII criterio della Convenzione che si riferisce alle testimonianze dei principali periodi di evoluzione della Terra. Andiamo alla scoperta di questo territorio così ricco dal punto di vista geologico.
Appennino emiliano: un paradiso carsico tutto da scoprire
Il “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale” emiliano è poco conosciuto ai più eppure il fenomeno interessa una vasta area della Regione tra le province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna attraverso ben sette siti geologici. Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale.
L’area è di notevole interesse geologico per lo studio della disgregazione del supercontinente Pangea avvenuta circa 200 milioni di anni e della crisi del messiniano nel Mediterraneo risalente a circa 5 milioni di anni fa con la chiusura dello stretto di Gibilterra.
Gessi e depositi evaporitici
Il grande protagonista di questa straordinaria zona è il fiume Secchia. E’ grazie alla sua azione alle pendici dei monti Rosso, Carù, Pianellina e Predale, in uno spazio esteso 2000 ettari, che hanno avuto origine i fenomeni carsici tipici del territorio: gessi ed evaporiti. La precipitazione e l’accumulo di sali in ambienti di laguna marina hanno dato luogo ai gessi mentre le fortissime evaporazioni avvenute in periodi caldi ha dato origine agli evaporiti. I gessi creano fenomeni carsici sotterranei e superficiali quali inghiottitoi, conche chiuse e grotte. Non mancano veri e propri monumenti naturali di grande rilevanza.
Gli evaporiti sono molto rari sul territorio italiano, vi affiorano appena per l’1%. Possono essere di colore bianco, grigio chiaro, arancione, rosa. Rivelano suggestive formazioni di cristalli e inglobano diversi tipi di rocce come quelle calcari o le dolomie scure. Le stratificazioni rendono conto dei lenti movimenti tettonici ai quali la zona è stata sottoposta nei millenni.
Quali prospettive per l’Emilia Romagna?
Nonostante l’Emilia Romagna sia la regione meno interessata dal fenomeno carsico, l’area del Secchia rappresenta un sito di notevole interesse di studio e non solo. E’ facile intuire che diventerà presto una meta turistica per appassionati molto apprezzata. Al momento tra i siti più visitati ci sono le Grotte di Labante, composte per lo più da travertino e situate a un’oretta di macchina da Bologna; le Grotte di Onferno, nei pressi di Rimini, una volta dette le grotte dell’Inferno poiché si pensava che dai suoi gessi si arrivasse agli Inferi; la Grotta del Re Tiberio, vicino Ravenna, sito speleologico e archeologico al tempo stesso. Alla riviera piena di località frequentate soprattutto dai più giovani, alle città d’arte che attirano ogni anno migliaia di turisti, si aggiungerà ora un’offerta turistica naturalistica molto più strutturata.
In copertina foto di italyontrail da Pixabay