Antonio Bassolino è uno dei due candidati sicuri alle amministrative per l’elezione del nuovo sindaco di Napoli, l’altra è l’attuale assessore alle politiche giovanili Alessandra Clemente. C’è da dire subito che Bassolino non correrà sicuramente per il PD che, nel caso di Napoli, ha annunciato di voler fare fronte comune con il M5S ma non ha ancora individuato il candidato sindaco prescelto su cui far convergere le due forze politiche fino a ieri antitetiche a livello nazionale e locale.
I potenziali candidati a sindaco di Napoli, in verità, sono già stati tanti fino ad ora sia per lo schieramento di centro sinistra che di centro destra ed in entrambi i casi siamo ancora al nulla di fatto. Tante proposte e tante autoproposte ma tutte più o meno svanite come neve al sole.
L’ultima eclatante vicenda si è consumata proprio nello schieramento PD/M5S con Gaetano Manfredi, già rettore della Università Federico II e già Ministro nello scorso governo giallorosso Conte due. L’ex rettore ha declinato fermamente l’invito a candidarsi sulla scorta di una constatazione che, seppur deflagrante nelle dimensioni, in realtà scoperchia una pentola di acqua calda più che ben nota a chiunque si sia interessato delle vicende comunali del capoluogo partenopeo.
Dice Manfredi che o si fa una legge speciale per Napoli che, in qualche maniera, ripiani l’enorme debito delle casse di palazzo San Giacomo e che ammonta oggi a 2,7 miliardi di euro oppure chiunque si siederà sulla poltrona di sindaco sarà costretto a dichiarare solo il dissesto finanziario del comune; cosa in verità che l’amministrazione De Magistris ha sfiorato ben più di una volta nel corso del doppio mandato dell’ex magistrato che ora naviga verso i lidi calabresi.
Antonio Bassolino candidato a sindaco di lungo corso
Che Antonio Bassolino sia un “cavallo di razza” della Politica (con la lettera maiuscola n.d.r.) non lo può mettere in dubbio nessuno: esperienza, capacità, competenza sono tutte dalla sua parte e nemmeno i denigratori più feroci possono disconoscerle.
La lunga formazione politica e militanza nelle fila del PCI – che con coerenza e personalità non ha mai rinnegato come, invece, hanno fatto tanti altri saltabeccando da una casacca all’altra- lo fecero approdare dapprima in Parlamento dal 1987 al 1994 – con la nomina a Ministro del Lavoro durante il governo D’Alema- poi eletto il 6 dicembre 1993 Sindaco di Napoli e poi nel 2000 Presidente della Regione Campania.
Oggi, a 74 anni e dopo essere uscito a testa alta da ben 19 procedimenti intentati da varie procure nei suoi confronti ma conclusi tutti con altrettante assoluzioni piene, fatto che mette in evidenza come un problema in ambito di amministrazione della giustizia in Italia ci sia e nemmeno di second’ordine.
Dopo essere stato sbattuto sulle prime pagine dei giornali come l’unico responsabile della crisi rifiuti con un profluvio di notizie veicolate prima e durante i giudizi in tribunale ad uso e consumo di quell’abbraccio mortifero fra potere giudiziario e quarto potere, oggi, Antonio Bassolino si riprende la scena politica e mostra apertamente tutte le mancanze di questo centro sinistra napoletano senza anima e senza futuro che dimentica e disconosce il proprio passato.
Bassolino non è stato il ‘sindaco della munnezza’, così come qualcuno lo ha voluto dipingere, anzi è stato nel ’93 il sindaco del periodo più fecondo per la vita politica ed amministrativa della città paragonabile solo all’amministrazione Valenzi che tenne le fila di Palazzo San Giacomo a metà dei terribili anni ’70.
E’ stato il sindaco del G7 a Napoli il sindaco che arriva nel palazzo comunale e cambia nome agli assessorati ed ai dipartimenti non in un impeto di vacuo nuovismo ma come segnale di una pagina che si volta, e non a caso ruotarono tutti i funzionari della macchina comunale in un progetto di restyling della burocrazia locale teso a dare ad essa un miglior funzionamento.
Ora Bassolino si ricandida e mette tutta la sua storia al servizio delle città e non certo di un Partito come quello democratico che rincorre miti di giovanilismo e populismo.
Aspettando che si risolva la querelle fra Movimento e PD (Manfredi, Fico, outsider) nell’individuare un candidato proponibile oltre Bassolino quasi il nulla: la Clemente che dovrebbe correre come alter ego dell’attuale sindaco e una destra/lega che sembra proprio abbia convinto il magistrato Catello Maresca a togliere la toga per abbracciare la politica, perpetuando una pratica molto in voga negli ultimi decenni e con risultati opinabili, ma con un programma ancora tutto da definire.