Pianeta rosso, arido e roccioso, pieno di monti e antichi vulcani: se pensiamo a Marte, quarto inquilino del Sistema solare, ce lo immaginiamo più o meno così.
E invece no. O almeno, non da sempre: in passato, il pianeta del dio romano della guerra è stato sconvolto da violentissimi tsunami.
È quanto afferma uno studio appena pubblicato su Nature, in cui si parla in particolare di due grandi maremoti che avrebbero travolto la superficie marziana, cambiandone per sempre la morfologia.
Secondo gli scienziati, i responsabili di questi tsunami sarebbero stati due meteoriti caduti sul pianeta rosso sollevando onde fino a 120 metri e inghiottendo enormi porzioni di terraferma.
“Circa 3.4 miliardi di anni fa – spiega Alberto Fairén della Cornell University e co-autore dello studio – un primo impatto con un meteorite ha provocato il primo tsunami. Quest’onda era formata da acqua liquida. La sua potenza ha scavato canali di risacca che ranno riportato l’acqua indietro negli oceani”.
Già, perché in passato il pianeta rosso era molto diverso da come lo possiamo osservare oggi, e la responsabilità di questo cambiamento va imputata anche a eventi catastrofici come gli tsunami ipotizzati da Fairén e colleghi.
Tra il primo e il secondo impatto meteoritico e i due relativi tsunami sono probabilmente passati milioni di anni, durante i quali il clima su Marte è cambiato parecchio.
“Il livello dell’oceano – prosegue Fairén – si è ridotto notevolmente formando una seconda linea di costa. Ciò è avvenuto a causa del significativo raffreddamento climatico”.
La prova di questo “grande gelo” marziano si trova nella morfologia dei depositi prodotti dagli tsunami.
Il maremoto più antico ha lasciato per lo più sedimenti formati da enormi massi, che hanno formato i canali di risacca sulla superficie marziana. La seconda ondata ha invece creato grandi lobi ghiacciati: dal momento che la temperatura si era abbassata notevolmente, l’acqua fuoriuscita dall’oceano si è subito congelata, mischiandosi a sabbia e terriccio e lasciando appunto detriti a forma di lobo.
È proprio questo il materiale a cui puntano i ricercatori per indagare eventuali antiche tracce di vita sul pianeta rosso.
“L’acqua fredda e salata potrebbe offrire un buon rifugio per la vita in condizioni estreme – conclude Fairén – dal momento che il sale potrebbe aver mantenuto l’acqua liquida. Se Marte ha ospitato forme di vita, i lobi ghiacciati prodotti dallo tsunami sono ottimi candidati per cercarne le tracce”.